visto che siamo in tema.......
L'Unione non fa la forza
di Stefania
Rimini Domenica 18 aprile alle 21.30 su Rai Tre
economia
Ora come ora in Europa c’è in comune solo
la moneta e da sola non basta. L’euro era il primo passo, ma poi ne
abbiamo fatti altri? In politica estera quando è ora di negoziare per
frenare le emissioni di gas serra degli Indiani o per garantire
l’approvvigionamento di gas dai Russi, l’Italia va avanti da sola, la
Francia va da sola, la Germania va da sola. Ogni stato gioca per conto
suo, fuori e dentro casa e i 500 milioni di cittadini europei
rimangono una massa amorfa che non fa paura a nessuno. Le imprese e i
cittadini hanno anche a che fare con 27 sistemi giuridici diversi per
la stessa transazione e allora possiamo definire l’Europa mercato
unico? E’ possibile che ciò che è reato in Francia, in Italia non lo
sia? Il bilancio dell’Unione è di 116 miliardi all’anno, ma quasi metà
se ne va in sussidi agricoli. Per la ricerca, le reti intelligenti o
la banda larga rimane ben poco. Tutto compreso ogni Italiano riceve
1200 euro all’anno dal bilancio europeo, meno di uno Spagnolo che ne
riceve 1900. I più ricchi sono quelli che ricevono di più: un
Lussemburghese prende 22mila euro mentre un Bulgaro ne prende solo
1500. I fondi strutturali sono l’altro grande capitolo di spesa del
bilancio europeo, dovrebbero andare agli Stati meno sviluppati per
portarli al livello degli altri, ma come li spendono? I progetti sono
tanti e ci scappano anche 100 mila euro per lo sviluppo del tango
finlandese, 54 mila euro per un hostess bar in Spagna, oppure 1milione e
280mila euro per formare aspiranti vallette televisive a Napoli. Tanti
fondi li ha presi la Grecia, che però oggi si sta dibattendo per
evitare la bancarotta. Disoccupazione, riduzione dei salari e
aumento delle tasse è il catalogo delle pene che devono subire i Greci
indebitati. Siamo andati anche in Irlanda a vedere cosa significa
tirarsi il collo per uscire dalla voragine del debito. L’Unione Europea
non vuole più salvare gli Stati membri in difficoltà e i prossimi
potrebbero essere il Portogallo, la Spagna e l’Italia. L’integrazione
europea è sotto attacco proprio mentre la macchina è ferma con il
motore imballato: Francia e Germania non si capiscono, non hanno la
stessa idea di dove vogliono portare l’Europa, ma non possiamo più
permetterci il lusso d’ora in avanti di continuare a indugiare e
lasciare la comunità europea come una grande incompiuta.
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