Cronache
L’eolico a suon di euro. Sul Molise soffia il vento del denaro
Il proliferare di torri eoliche in Molise nasconde spesso motivi economici con ristori da migliaia di euro che fanno gola ai Comuni. La storia emblematica di Ururi dove il sindaco confessa. «Eravamo senza soldi, così ho pensato a un parco eolico». E fra il Comune guidato da Antonio Cocco e la vicina San Martino stanno per sorgere 48 nuovi pali.
di Stefano Di Leonardo
«Al mio secondo giorno da sindaco ho trovato l’ufficiale giudiziario pronto a
pignorarmi la scrivania.
Non avevamo soldi, gli impiegati fissi non prendevano lo stipendio da tre mesi. Così
ho pensato all’eolico». E il problema è risolto. Arriva la classica
ditta sconosciuta che fiuta l’affare,
offre qualche migliaio di euro e piazza le sue torri eoliche. E’ successo così solo qualche anno fa ad
Ururi, come spiega con estrema sincerità
il primo cittadino Cocco, ma il suo è un caso che accomuna tanti sindaci della zona.
E’ un
vento di denari quello che
soffia sul Molise. Il proliferare degli impianti eolici sulla nostra regione ha una spiegazione addirittura banale: le casse dei Comuni sono vuote, i paesi si spopolano con preoccupante velocità e molto spesso per questi Comuni una serie di torri eoliche è una manna dal cielo.
La moltitudine di impianti di
energia elettrica prodotta dal vento che si trova nella zona dell’entroterra del Basso Molise, solo qualche chilometro più a nord della Puglia, lascia stupefatti. D’un tratto ogni collina ha il suo schieramento di torri, ogni vallata nasconde quelle
enormi pale roteanti che molto spesso, forse un po’ troppo spesso, rimangono immobili. Il paese simbolo di queste torri che spuntano come funghi è per certi versi Ururi. «Abbiamo notato – confessa Cocco – che
era pieno di torri eoliche che ci giravano attorno». Rotello e Montorio nei Frentani hanno già dato, mentre dall’altro lato San Martino si prepara ad accogliere ben due nuovi parchi, uno dei quali in coabitazione proprio con Ururi.
Si tratta di un
impianto da 6 torri in fase di realizzazione fra San Martino, che ospiterà due pali e Ururi, che ne avrà quatto. La ditta che sta costruendo è
Sorgenia, proprio il gestore della centrale turbogas del Nucleo Industriale di Termoli
. «Non abbiamo
mai visto il progetto – rivela
il sindaco Facciolla – Al Via (Valutazione impatto ambientale, ndr) ho dato parere negativo. Ma non è servito perché hanno fatto la convenzione tramite
l’autorizzazione unica della Regione. Per noi questa era una zona di interesse». Come conferma Cocco. «In quel tratto, San Benedetto, di solito si passeggia, c’è un
bel panorama, si vedono le Tremiti. All’epoca non sapevamo che la Regione potesse imporre la scelta. Da parte nostra c’era un progetto ancora non sviluppato per realizzare piste ciclabili, ma
la Regione ha dato l’ok a Sorgenia».
E così l’azienda che fa capo a De Benedetti si è messa all’opera, tanto che nel giro di qualche mese verrà ultimato il parco sul quale attualmente si dividono il lavoro
operai irpini e tedeschi. Ai due Comuni spetterà un ristoro non di poco conto. «Sebbene non c’è scritto da nessuna parte, funziona così – dice Cocco snocciolando le cifre dell’accordo – Ci danno
10mila euro all’anno per 29 anni per ogni megwatt prodotto. Siccome ogni torre ne produce due, a noi spettano 80mila euro, mentre a San Martino la metà».
Ma
San Martino non lascia, anzi
raddoppia. Proprio al confine con Ururi verrà presto aperto il cantiere per la realizzazione di un
parco da 29 torri.
Nato come progetto della New Green Energy, società con appena 10mila euro di capitale sociale, ora è in mano al colosso internazionale della Alerion, quotata in Borsa. «Anche loro hanno sottoscritto la convenzione con l’autorizzazione unica regionale, solo che
grazie a un cavillo – racconta soddisfatto Facciolla –
sono riuscito a farla triplicare». I 200mila euro sono quindi diventati 600mila per l’affitto dei terreni di proprietà comunale. Altri 8mila euro circa all’anno per ogni torre dovrebbero arrivare per la produzione d’energia. Danari che fanno gola a tutti, non solo ai Comuni. «
Chi ti dà tutti quei soldi se continui a coltivare la terra invece che affittarla per i pali?» domanda non senza ragione uno dei tanti cittadini che rivela di essere in trattativa per la cessione temporanea dei suo terreni. Facciolla rifiuta l’idea che il territorio sia deturpato da tanto ammasso di ferraglia roteante. «E’ una
zona completamente disabitata, al confine con Ururi».
E Cocco lo sa benissimo. Tanto che ha avuto una bella pensata. «Visto che tutti i paesi confinanti ci hanno circondato di pali, ho pensato: ora
li metto anch’io, almeno ci guadagna qualcosa il paese. Montorio ce li ha piazzati a 500 metri dal confine. Che cambia se io li metto 500 metri più in qua?». Ragionamento che non fa una grinza, se non fosse che quelle che una volte erano vallate incontaminate, ora sono disseminate da torri alte centinaia di metri. Con tanti saluti per il paesaggio. Il ragionamento del sindaco è più prosaico. «
Avevamo gravissimi problemi economici, in qualche modo li dovevo risolvere».
Ururi, come tanti paesi della zona, si è trovata negli ultimi sette anni a fare a meno di consistenti entrate finanziarie, la famosa
sospensione di tributi e contributi per i cittadini dei paesi colpiti dal terremoto del 2002. «Lo Stato non chiedeva i contributi alla gente ma i soldi ai Comuni sì. Qui nessuno pagava Ici e Tarsu, ma ogni mattina noi ritiriamo l’immondizia». Dalla crisi alla bancarotta il passo è stato breve. «Al mio secondo giorno da sindaco, ho trovato l’ufficiale giudiziario che mi voleva pignorare scrivania.
Gli impiegati erano da tre mesi senza stipendio».
La manna arriva dal cielo, sotto forma di vento.
«Ci siamo convenzionati con la New Green Energy valutando il fatto che dietro c’era la Deutsche Bank che pagava». Dopo diverse verifiche e cambi di interlocutori, l’accordo è stato trovato. La ditta milanese Andromeda realizzerà 13 torri eoliche da 2 megawatt ciascuna. Quel che sorprende sono le cifre. «Ci hanno dato subito 500mila euro alla firma dell’accordo e ora altri 500 mila euro per la costruzione dell’impianto». Un milione di euro. «Con questo milione siamo usciti dalla crisi» confessa il sindaco. Un gran bel gruzzolo che non rimarrà da solo. «Ogni anno avremo dai 300mila ai 600mila euro a seconda di quanta energia verrà prodotta».
Ma cosa ci fa Ururi con tutti quei soldi? «Per noi
sono una manna da cielo.
Li useremo per abbassare le tasse, andranno ai giovani e agli anziani. Riusciremo a
tamponare lo spopolamento, pagheremo gli affitti per gli stranieri e le famiglie che vanno via. Prima del terremoto avevamo 3200 abitanti, ora solo 2700 di cui 180 stranieri. Bisogna
trovare opportunità e creare risorse».
Obiettivi encomiabili, ma il fine giustifica i mezzi? «Non bisogna massacrare il territorio. Fra 3 o 4 anni saremo recintati da pali. Ci saranno circa 80 torri in questa zona.
L’eolico selvaggio riduce il territorio a uno straccio». A quel punto quanti saranno i ragazzi che decideranno di costruire il loro futuro in mezzo alle torri eoliche? E
quanti turisti, che oggi considerano il Molise una piccola isola felice,
vorranno passare le vacanze fra il rumore di pale e un paesaggio che non c’è più? Rischiamo di rimanere soli, coi nostri soldi.
(Pubblicato il 07/12/2009) Meditate gente, meditate... Anche questo titolo è in latenza...