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"Il trucco è mettere in chiaro la differenza tra ciò che voi volete che accada e quello che sapete che accadrà."
"Il generale veramente eccellente è colui che cerca la vittoria prima della battaglia: non è bravo colui che cerca il combattimento prima della vittoria. Così un esercito vittorioso è tale prima ancora di combattere, mentre un esercito destinato alla sconfitta si batte senza speranza di vittoria."

 

 Le "stranezze" di quel bellissimo Paese chiamato Italia

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rattleandhum
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MessaggioTitolo: Le "stranezze" di quel bellissimo Paese chiamato Italia   Le "stranezze" di quel bellissimo Paese chiamato Italia Icon_minitimeSab 29 Mag 2010 - 10:33

Buongiorno a tutti, inauguro questo nuovo topic che vorrei fosse un luogo di confronto su quello che accade in Italia - soprattutto in ambito non strettamente finanziario, onde evitare di duplicare topics già esistenti - versus quello che accade negli altri Paesi su argomenti specifici (politica, istruzione, università, mondo del lavoro, diritti e doveri dei cittadini)

un modo per farci qualche domanda in più su quanto ci circonda, sulle ragioni di fondo di quello che accade, sulle soluzioni che si potrebbero immaginare per risolvere le problematiche che viviamo


Ultima modifica di rattleandhum il Sab 29 Mag 2010 - 10:38 - modificato 1 volta.
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rattleandhum
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MessaggioTitolo: Re: Le "stranezze" di quel bellissimo Paese chiamato Italia   Le "stranezze" di quel bellissimo Paese chiamato Italia Icon_minitimeSab 29 Mag 2010 - 10:36

Ciampi: "La notte del '92 con la paura del golpe"

Parla l'ex presidente della Repubblica: "Alle quattro di notte parlai con Scalfaro al Quirinale e gli dissi 'dobbiamo reagire'. Grasso dice cose giuste"

ROMA - "Non c'è democrazia senza verità. Questo è il tempo della verità. Chi c'è dietro le stragi del '92 e '93? Chi c'è dietro le bombe contro il mio governo di allora? Il Paese ha il diritto di saperlo, per evitare che quella stagione si ripeta...". Dopo la denuncia di Piero Grasso 1, dopo l'appello di Walter Veltroni 2, ora anche Carlo Azeglio Ciampi chiede al governo e al presidente del Consiglio di rompere il muro del silenzio, di chiarire in Parlamento cosa accadde tra lo Stato e la mafia in uno dei passaggi più oscuri della nostra Repubblica.

L'ex presidente, a Santa Severa per un weekend di riposo, è rimasto molto colpito dalle parole del procuratore nazionale antimafia, amplificate dall'ex leader del Pd. E non si sottrae a una riflessione e, prima ancora, a un ricordo di quei terribili giorni di quasi vent'anni fa. "Proprio la scorsa settimana ho parlato a lungo con Veltroni, che è venuto a trovarmi, di quelle angosciose vicende. E ora mi ritrovo al 100 per cento nei contenuti dell'intervista che ha rilasciato a "Repubblica". Quelle domande inevase, quel bisogno di sapere e di capire, riflettono pienamente i miei pensieri. Tuttora noi non sappiamo nulla di quei tragici attentati. Chi armò la mano degli attentatori? Fu solo la mafia, o dietro Cosa Nostra si mossero anche pezzi deviati dell'apparato statale, anzi dell'anti-Stato annidato dentro e contro lo Stato, come dice Veltroni? E perché, soprattutto, partì questo attacco allo Stato? Tuttora io stesso non so capire... ".

Il ricordo di Ciampi è vivissimo. E il presidente emerito, all'epoca dei fatti presidente del Consiglio di un esecutivo di emergenza, che prese in mano un Paese sull'orlo del collasso politico (dopo Tangentopoli) e finanziario (dopo la maxi-svalutazione della lira) non esita ad azzardare l'ipotesi più inquietante: l'Italia, in quel frangente, rischiò il colpo di Stato, anche se è ignoto il profilo di chi ordì quella trama. "Il mio governo fu contrassegnato dalle bombe. Ricordo come fosse adesso quel 27 luglio, avevo appena terminato una giornata durissima che si era conclusa positivamente con lo sblocco della vertenza degli autotrasportatori. Ero tutto contento, e me ne andavo a Santa Severa per qualche ora di riposo. Arrivai a tarda sera, e a mezzanotte mi informarono della bomba a Milano. Chiamai subito Palazzo Chigi, per parlare con Andrea Manzella che era il mio segretario generale. Mentre parlavamo al telefono, udimmo un boato fortissimo, in diretta: era l'esplosione della bomba di San Giorgio al Velabro. Andrea mi disse "Carlo, non capisco cosa sta succedendo...", ma non fece in tempo a finire, perché cadde la linea. Io richiamai subito, ma non ci fu verso: le comunicazioni erano misteriosamente interrotte. Non esito a dirlo, oggi: ebbi paura che fossimo a un passo da un colpo di Stato. Lo pensai allora, e mi creda, lo penso ancora oggi... ".

Resta da capire per mano di chi. Su questo Ciampi allarga le braccia. "Non so dare risposte. So che allora corsi come un pazzo in macchina, e mi precipitai a Roma. Arrivai a Palazzo Chigi all'una e un quarto di notte, convocai un Consiglio supremo di difesa alle 3, perché ero convinto che lo Stato dovesse dare subito una risposta forte, immediata, visibile. Alle 4 parlai con Scalfaro al Quirinale, e gli dissi "presidente, dobbiamo reagire". Alle 8 del mattino riunii il Consiglio dei ministri, e subito dopo partii per Milano. Il golpe non ci fu, grazie a dio. Ma certo, su quella notte, sui giorni che la precedettero e la seguirono, resta un velo di mistero che è giunto il momento di squarciare, una volta per tutte". La certezza che esponeva ieri Veltroni è la stessa che ripete Ciampi: non furono solo stragi di mafia, ed anzi, sulla base delle inchieste si dovrebbe smettere di definirle così. Furono stragi di un "anti-Stato", ancora tutto da scoprire. E come Veltroni anche Ciampi aggiunge un dubbio: perché a un certo punto, poco dopo la nascita del suo governo, le stragi cominciano? E perché, a un certo punto, dopo gli eccidi di Falcone e Borsellino, le stragi finiscono? Perché la mafia comincia a mettere le bombe? Perché la mafia smette di mettere le bombe?

È lo scenario ipotizzato dal procuratore Grasso: gli attentati servirono forse a preparare il terreno alla nascita di una nuova "entità politica", che doveva irrompere sulla scena tra le macerie di Mani Pulite. Un "aggregato imprenditoriale e politico" che doveva conservare la situazione esistente. Quell'entità, quell'aggregato, secondo questo scenario, potrebbe essere Forza Italia. Nel momento in cui quel partito si prepara a nascere, e siamo al '94, Cosa Nostra interrompe la strategia stragista. È uno scenario credibile? Ciampi non si avventura in supposizioni: "Non sta a me parlare di tutto questo. Parlano gli avvenimenti di quel periodo. Parlano i fatti di allora, che sono quelli richiamati da Grasso. Il procuratore antimafia dice la verità, e io condivido pienamente le sue parole".

Per questo, in nome di quella verità troppo a lungo negata, l'ex capo dello Stato oggi rilancia l'appello: è sacrosanto che chi sa parli. Ed è sacrosanto, come chiede Veltroni, che "Berlusconi e il governo non tacciano", perché la lotta alla mafia non è questione di parte, "ma è il tema bipartisan per eccellenza". Si apra dunque una sessione parlamentare, dedicata a far luce su quegli avvenimenti. Perché il clima che si respira oggi, a tratti, sembra pericolosamente rievocare quello del '92-'93. Ciampi stesso ne parlerà, in un libro autobiografico scritto insieme ad Arrigo Levi, che uscirà per "il Mulino" tra pochi giorni. "Lì è tutto scritto, ciò che accadde e ciò che penso. Così come lo riportai, ora per ora, sulle mie agende dell'epoca... ". Deve restare memoria, di tutto questo. Ma insieme alla memoria deve venir fuori anche la verità. "Perché senza verità - conclude l'ex presidente della Repubblica - non c'è democrazia".

http://www.repubblica.it/politica/2010/05/29/news/notte-golpe-4418306/


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Tipheret
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MessaggioTitolo: Re: Le "stranezze" di quel bellissimo Paese chiamato Italia   Le "stranezze" di quel bellissimo Paese chiamato Italia Icon_minitimeSab 30 Ott 2010 - 15:24

IL RAGGIO DELLA MORTE è LA SCOPERTA DEL PROF. DINO DINI

Le "stranezze" di quel bellissimo Paese chiamato Italia Raggio10

Un "raggio della morte" venne progettato ed eseguito inizi del 2000 dal CISAM (Centro Interforze Studi Applicazioni Militari) di Pisa. L'invenzione ad opera di Dino Dini, era in grado di bloccare qualsiasi motore nel raggio di un km un km e mezzo.

Pisa, un'arma contro gli scafisti
- Scariche elettromagnetiche per mettere fuori uso i motori.
- Il dispositivo, collocato su elicotteri, navi o motovedette, sparerebbe raggi a un chilometro di distanza o poco più

PISA. Circa quindici anni orsono c'è stato un incidente a seguito del quale è precipitato al suolo un elicottero dei Carabinieri. I periti accorsi stabilirono il nesso causale nella vicinanza dell'elicottero ad un campo magnetico, che avrebbe con unfascio bloccato il motore. da qui iniziarono gli studi per mettere a punto il meccanismo annunciato in questi giorni in grado di sparare raggi invisibili elettromagnetiche in grado di bloccare i motori delle navi, motoscafi e quanto altro. Il marchingegno, messo a punto dai ricercatori del «Centro interforze studi per le applicazioni militari» (Cisam), che ha sede a San Piero a Grado, alle porte di Pisa, starebbe per essere dato in dotazione alla nostra Guardia Costiera.
Un progetto, questo, che parte da lontano e che, per motivi di segretezza militare (la sperimentazione, tra l'altro è stata condotta assieme alla Polizia di Stato) non può ancora essere divulgato nei suoi dettagli. Di sicuro si è appreso dell'efficacia di quest'arma elettronica che, in realtà, arma non è, dato che non produrrebbe (e qui è bene usare il condizionale) nessun danno agli essere umani, concentrando la sua azione distruttrice alle componenti elettroniche dei motori, siano essi a benzina, miscela, gasolio ed idrogeno.
«Il Cisam ha i migliori uomini e le migliori attrezzature, non solo per l'Italia, per raggiungere certi obiettivi scientifici», dice l'ingegnere Dino Dini, dell'Università di Pisa, per due decenni direttore scientifico del Cisam, ed a lungo consulente della Nasa.
«Gli studi sulla compatibilità elettromagnetica vengono svolti da molto tempo. Verificando le reazioni di scariche elettromagnetiche sugli apparati elettronici dei mezzi militari, abbiamo potuto verificare, più volte, come questi subissero anomalie. Prove in genere effettuate nella camera schermata "semianecoica", tra quelle più grandi oggi esistenti, dove trovano posto anche grandi tank come il "Leopard", hanno fornito risultati sorprendenti, confermati anche dalle successive prove effettuate nel grande poligono denominato Emp, situato all'interno del Cisam, struttura tra le migliori del mondo, dotata di complesse strumentazioni che consentono di "colpire" con precisione anche mezzi ancora più grandi».
«Ritengo - prosegue Dini - che questo generatore di scariche elettromagnetiche sia oggi perfezionato a tal punto che una volta collocato a bordo di un mezzo quale una nave, una motovedetta, un elicottero, dove non occuperebbe grande spazio, possa essere utilizzato senza far male a nessuno per spegnere definitivamente i motori di qualsiasi mezzo colpito, in specie quelli di superficie, sparando da una distanza di 1 chilometro o poco più, in pratica operando a vista».
Ma se il fascio di onde fosse dannoso per le persone?
Il direttore dell'Arpat di Livorno lancia l'allarme: apparecchio potente e forse impreciso
Gaetano Licitra, direttore di fisica ambientale dell'Arpat di Pisa e di Livorno, a titolo personale, si esprime così sul "Il Tirreno" del 13 novembre c.a., sulla possibilità di utilizzo di un'apparecchiatura simile e sulla presunta inoffensività per l'uomo. «Il fenomeno - dice - è notorio così come gli studi in tal senso sono in quasi tutti i casi di derivazione militare. E' questo un tipico esempio che ci può ricondurre alle situazioni di guerra elettronica tra le due superpotenze. Il principio su cui si dovrebbe basare l'apparecchio consiste nell'indirizzare con un apparecchio simile ad un'antenna un fascio elettromagnetico così potente da trapassare le schermature che sono a protezione dei sistemi elettronici di gestione della funzione dei motori. Qui sta il punto. Proprio a causa degli elevati incrementi e sbalzi di campi elettromagnetici che conosce il pianeta, causati dall'elevato numero di ripetitori televisivi ed antenne di telefonia cellulare ed altri fenomeni ancora, le industrie provvedono ad aggiornare di continuo le schermature protettive per ovvi motivi di sicurezza. Il fascio di onde elettromagnetiche deve quindi essere di elevata potenza. Qui - aggiunge Licitra - entra in gioco la salute di quanti possono essere investiti dai raggi. Il sistema messo a punto dalla Cisam dovrebbe essere collimato; funzionare a puntamento come un laser. Ma non basta. Quanto più l'oggetto da investire si allontanerà dalla fonte emittente che necessiterà di un potente generatore di segnale, tanto più il fascio tenderà ad allargarsi, diminuendo quindi in precisione e con il conseguente interessamento di persone o cose estranee all'operazione. Sicuramente l'apparecchio del Cisam sarà stato sperimentato - conclude - e non posso che esprimere un apprezzamento per le attività di ricerca svolte dal centro ma sulla inoffensività dell'apparecchio per la salute umana, dai dati a me resi noti, non posso che esprimere perplessità».

fonte: http://lists.peacelink.it/disarmo/2005/03/msg00030.html
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MessaggioTitolo: Re: Le "stranezze" di quel bellissimo Paese chiamato Italia   Le "stranezze" di quel bellissimo Paese chiamato Italia Icon_minitimeLun 8 Nov 2010 - 9:30

Bondi a Pompei lancia un piano straordinario di manutenzione per gli edifici: possibili altri crolli

nnuncia un piano di manutenzione straordinaria negli scavi archeologici di Pompei il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi, che questa mattina ha effettuato un sopralluogo nell'area della Schola Armaturarum dove ieri si è verificato il crollo. «Ci sono diversi edifici che hanno subito interventi di restauro impropri - spiega il ministro - e che quindi sono a rischio crollo. Bisognerà quindi intervenire al più presto. C'è un grande lavoro da fare qui e ne riferirò al presidente del Consiglio, al Parlamento e al capo dello Stato».

Rispondendo alle domande dei giornalisti dopo il sopralluogo, Bondi annuncia anche che nei prossimi giorni tornerà a Pompei per una riunione tecnica-operativa nella quale definire un piano di azione. «Negli anni passati, tra fondi regionali e proventi della gestione, è rimasta inutilizzata la metà di questi fondi. Bisogna pensare a nuove forme di gestione che permettano di spendere al meglio queste risorse». «Vorrei proporre in un prossimo futuro la costituzione di un gruppo di lavoro scientifico per affiancare la Soprintendenza archeologica, composto da persone che hanno avuto un grande ruolo in questo settore», ha aggiunto Bondi, precisando che il gruppo di lavoro sarà composto dall' ex Soprintendente Giuseppe Proietti, da Stefano De Caro, direttore generale per le antichità del Ministero per i Beni culturali e dall' archeologo Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore per i Beni culturali.

Bondi ha anche ammonito che altri crolli di edifici sono possibili a Pompei, visto lo stato del sito archeologico. «Provo un sentimento di angoscia perché questi crolli, come è stato spiegato dai nostri tecnici, potrebbero riguardare altri edifici, soprattutto nella parte dell' area archeologica che si affaccia sulle zone scoperte e non ancora restaurate». «C' è un grande lavoro da fare qui - ha proseguito Bondi - e ne riferirò al presidente del Consiglio, al Parlamento ed al Capo dello Stato».

«Se avessi la certezza di avere responsabilità in quanto accaduto mi dimetterei. Ma rivendico invece il grande lavoro fatto», ha aggiunto Bondi, rispondendo così alle tante critiche e anche al duro intervento di ieri del presidente della Repubblica, che aveva detto «quello che è accaduto dobbiamo, tutti, sentirlo come una vergogna per l'Italia e chi deve dare delle spiegazioni non si sottragga al dovere di darle al più presto e senza ipocrisie».

Il crollo di Pompei aveva scatenato anche numerose reazioni politiche: «Com'è possibile avere un paese dove si commissaria anche Pompei, ma senza metterci un archeologo o un architetto bensì uno della protezione civile che spende l'80% dei 60 milioni di euro che ha a disposizione per la valorizzazione e il 20 per la manutenzione? È la metafora di questo paese», ha detto Pier Luigi Bersani del Pd. «Il crollo della casa dei gladiatori di Pompei è la triste metafora del crollo italiano», aveva commentato Pierferdinando Casini dell'Udc. «Il Paese viene fatto a pezzi dal governo del dolce far niente e il crollo della Casa dei Gladiatori, all'interno degli scavi di Pompei, ne è la prova triste e tangibile», ha ribadito il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando.

Ma Bondi respinge con decisione queste critiche, partendo da Bersani: «E' completamente disinformato oppure mente sapendo di mentire. Il commissario di Pompei ha fatto esattamente il contrario di quanto affermato dal segretario del Pd. Le somme impiegate a favore della messa in sicurezza di Pompei - aggiunge Bondi -, dal 1 luglio 2008 al 31 luglio 2010, ammontano all'83% del totale, mentre quelle per la valorizzazione equivalgono al 7%». Una buona notizia, tuttavia, è che almeno gli affreschi della Schola Armaturarum potranno essere probabilmente recuperati: «La Schola - ha aggiunto Bondi - aveva subito un intervento di restauro nel 1947 e dovrebbe dunque essere possibile ricostruire l'edificio così com'era dopo la Seconda guerra mondiale». Il tratto di via dell'Abbondanza, dove si è registrato il crollo, resta interdetto ai numerosi turisti che anche oggi affollano gli scavi di Pompei, attirati anche dal clamore suscitato dall'evento. Pompei, infatti, è una meta culturale che non conosce crisi. Il fascino e il valore di questo patrimonio archeologico viene confermato dall'ennesimo record di visitatori durante il ponte di Ognissanti. Da sabato 30 ottobre a lunedì 1 novembre 2010 si sono contate infatti ben 20.307 presenze, il 66,7% in più dell'anno precedente. Tra i siti più visitati, l'Oplontis (+55,7% rispetto all'anno scorso) e l'Antiquarium di Boscoreale (+ 38% annuo nel mese di ottobre).

Il crollo della Domus sarebbe stato provocato da infiltrazioni di acqua piovana, che per le grandi piogge dei giorni scorsi hanno fortemente inibito il terreno e indebolito le fondamenta, unite alla pesantezza del tetto rifatto in cemento negli anni '50 dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale.

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-11-07/bondi-pompei-lancia-piano-144927.shtml?uuid=AY4ABshC
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