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"Il generale veramente eccellente è colui che cerca la vittoria prima della battaglia: non è bravo colui che cerca il combattimento prima della vittoria. Così un esercito vittorioso è tale prima ancora di combattere, mentre un esercito destinato alla sconfitta si batte senza speranza di vittoria."

 

 Pitture del nostro esercito

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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 23 Icon_minitimeMar 11 Nov 2014 - 9:26

Manerbio ha scritto:
Buongiorno     drunkensunny

ciao, caro manerbio...... visto il tuo sole, ho guardato fuori e

Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad Sad

....spero di essermi spiegato e di aver rimediato ad una involontaria insensibilità.
inchino inchino inchino
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Manerbio
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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 23 Icon_minitimeMar 11 Nov 2014 - 9:33

Tutto ok amico mio, tutto bene  Very Happy
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Manerbio
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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 23 Icon_minitimeMar 11 Nov 2014 - 22:33



Un cavaliere moderno di casa nostra.



La sua biografia


Pietro Annigoni nasce a Milano il 7 giugno 1910.
Il padre Ricciardo, è un noto ingegnere, la madre Therese, è una californiana di San Francisco. Pietro è il secondo di tre fratelli.



Il minore, Ricciardo Benedetto,

giovanissimo ufficiale di Artiglieria, verrà fatto prigioniero dai Tedeschi dopo l’8 settembre 1943 e morirà tre anni dopo a seguito delle sevizie inflittegli in campo di concentramento

per il rifiuto di ogni collaborazione.  




La tragica vicenda del fratello peserà per sempre sull’animo di Pietro. Il fratello maggiore, Giovanni, fu capitano di marina ed anch’egli ingegnere. A Milano, Pietro frequenta il Ginnasio “G. Parini”, e l’esclusivo Collegio Calchi – Taeggi.  Nel 1925, il padre ha l’incarico di installare la rete telefonica automatica della città di Firenze e vi si trasferisce temporaneamente con la famiglia, iscrivendo Pietro all’Istituto degli Scolopi e dove conseguirà il diploma di maturità classica. E’ su quei banchi di scuola che farà amicizia con Riccardo Noferi, destinato a diventare suo segretario e confidente. Dopo la morte di quest’ultimo lo sostituirà Palmiro Meacci. Al momento di tornare a Milano, nel 1928, Pietro, che ha già mostrato eccezionali attitudini per il disegno e già frequenta la Scuola Libera del Nudo, otterrà il consenso di restare a Firenze per accedere all’Accademia delle Belle Arti, dove si diplomerà in Pittura con Felice Carena, Scultura con Giuseppe Graziosi ed Incisione con Celestino Celestini. Questi sono anni assai importanti per il formarsi della sua personalità, a quel tempo estremamente irrequieta, e per lo svilupparsi di quell’ansia del conoscere che farà di lui un uomo di vastissima cultura.
Nello stesso periodo nascono o si consolidano le amicizie più durature e significative, come quelle con lo scultore Mario Parri, con il letterato Renzo Simi, con lo storico Carlo de Francovich, con il futuro Soprintendente alle Belle Arti di Trento, Niccolò Rasmo, con i Principi Tommaso ed Elena Corsini, con i Conti Venerosi Pesciolini, con il bibliofilo Adolf Koshland. E’ proprio nello studio dell’amico Mario Parri che Pietro incontra nel 1928 Anna Maggini, allora studentessa del Conservatorio Luigi Cherubini, con la quale si sposerà nel 1937. Il rapporto con Anna, fondato sui comuni ideali, è molto intenso, ma non privo di contrasti, tanto che sfocerà, nel 1954, in una sofferta separazione consensuale. Anna resterà comunque per lui una figura di riferimento, come dimostrano le toccanti pagine del “Diario” a lei dedicate in occasione della sua morte, avvenuta nel 1969. Dal matrimonio con Anna nascono due figli, Bendetto, nel 1939, e Maria Ricciarda, nel 1948, con i quali Pietro, nonostante le vicissitudini familiari e le lunghe assenze, riuscirà a costruire un rapporto privilegiato, tanto che, nelle sue ultime volontà. designerà Benedetto come la persona a lui più vicina “nella sua vicenda di uomo e di artista“.  Nel 1930 espone per la prima volta a Firenze in collettiva. Due anni dopo presenta con grande successo, la sua prima mostra personale a Palazzo Ferroni nella galleria Bellini. Nel 1932, Ugo Ojetti gli dedica un articolo memorabile per la terza pagina del Corriere della Sera. Sempre nel 1932 vince il premio “Trentacoste”.
Espone a Milano con eccezionale consenso di pubblico e di critica nel 1936. Continua, nel frattempo, la sua passione per i viaggi e visita molti paesi europei tra cui la Germania, ove rimane particolarmente ispirato dalla pittura rinascimentale nordica.
La serie delle gouaches realizzate durante i viaggi e le passeggiate in campagna, mostra un raro talento nel cogliere l’aspetto più profondo della natura, che egli riesce ad  interpetrare con estrema sensibilità quasi mai disgiunta dalla  presenza umana.
Anticoformista, di idee liberali, contrario ad ogni forma di totalitarismo, ogni suo coinvolgimento diretto nella politica verrà meno quando rimarrà deluso dai compromessi e dallo scarso rigore morale che accompagnarono il ritorno della democrazia. Nello stesso periodo e per analoghi motivi si consumerà il distacco di Annigoni dal mondo della  cultura ufficiale, di cui era stato fino ad allora partecipe e protagonista, come quando nel 1947 firma, insieme a Gregorio Sciltian, Xavier ed Antonio Bueno, Alfredo Serri ed altri, il Manifesto dei “Pittori Moderni della Realtà”. Con tale dichiarazione il gruppo si poneva in aperto contrasto con le varie correnti dell’informale sorte in quegli anni, ma solo Annigoni sarà coerente fino in fondo e proseguirà senza esitazioni la sua battaglia solitaria in difesa di quel figurativo che per lui, studioso di Benedetto Croce, coincideva con la difesa dellintegrità dell’uomo, assumendone tutto il significato morale, prima ancora che estetico.
Nonostante il travaglio emotivo e culturale di quegli anni, sarà proprio tra il 1945 ed il 1950 che Annigoni realizzerà alcune tra le sue opere fondamentali ed oggi note ovunque. E’ proprio in questa concezione aristocratica del servizio e della responsabilità estesi anche al mondo dell’arte che va cercata la chiave iterpretativa della testimonianza di Annigoni ed è forse qui la ragione dello spontaneo formarsi intorno a lui ed alla sua “bottega” di una vera e propria scuola di tipo rinascimentale, assolutamente gratuita, liberamente frequentata da artisti molto diversi tra loro ed oggi affermati, quali Luciano Guarnieri, Marcello Tommasi, Romano Stefanelli, Nelson H. White, Fernando Bernardini, Timothy Widborne, Silvestro Pistolesi, Dawn Cookson, Antonio Ciccone, Ben Long, Douglas Anderson, Luigi Falai e molti altri.

Nel 1949, la Commissione della Royal Academy di Londra accetta di esporre alcune opere da lui proposte ed è l’inizio di un successo che diventerà di portata mondiale. A Londra espone molte volte: da Wildenstein (1950-1954), da Agnew (1952-1956), alla Federation of British Artists (1961), alle Upper Grosvenor Galleries (1966), oltre alla costante partecipazione alle mostre della Royal Academy. Altre esposizioni importanti dello stesso periodo sono quelle alla Galerie Beaux Arts (Parigi 1953), da Wildenstein (New York 1957-1958), al Brooklyn Museum (New York 1961), al California Palace of the Legion of Honor (San Francisco 1969).
Tra le mostre personali tenute in Italia appaiono particolarmente importanti quelle di: Torino, Roma, Firenze, Verona, Brescia, Montecatini Terme, Bergamo, Rovereto e, per l’enorme successo, le due realizzate a Milano, alla Galleria Cortina (1968), e alla Galleria Levi (1971).
Non si estingue mai nel corso della sua intera esistenza la passione e quasi la necessità dei viaggi che si svolgono ormai da un capo all’altro del pianeta (India, Sud Africa, Iran, Messico, Sud America) alla ricerca di emozioni, culture, paesaggi sempre diversi che egli coglie con eccezionale capacità di sintesi nei suoi schizzi e disegni, non meno che nelle righe del suo “Diario”, ove emergono le sue particolari doti di scrittore.
Proprio durate un viaggio sulla nave Raffaello, nel 1966, conosce Rossella Segreto e nasce tra loro un grande amore che li porterà ad unirsi in matrimonio nel 1977. Pietro Annigoni troverà in lei una preziosa collaboratrice che lo seguirà insieme ad Ugo Ugolini ed agli allievi di sempre, negli ultimi anni, dei grandi cicli di affreschi.
Hanno posato per lui i personaggi più in famosi di questo secolo.

La rivista “Time” gli ha dedicato ben sette copertine. I ritratti della Casa Reale inglese sono tra i più noti. L’ultimo ritratto eseguito è quello di Rossella Segreto. Gli anni che vanno dal 1966 al 1988 rappresentano uno dei periodi più significativi per la produzione artistica del Maestro.
Le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo tra cui la Galleria degli Uffizi, la Galleria d’arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, il  Metropolitan Museum of Art di New York, la Collezione reale di Windsor Castle e il National Portrait Gallery di Londra ed i Musei Vaticani. Le sue grandi composizioni allegoriche (il Cinciarda, il Sermone della montagna, la Lezione, Vita, le Solitudini, il Palladio) hanno suscitato ovunque reazioni di ammirazione talora vicina al fanatismo o, all’opposto di esasperato rifiuto.
Uomo ed artista di enorme carisma, nato in un secolo di grandi rivoluzioni e contestazioni, dotato di capacità tecniche uniche al mondo, che gli hanno permesso di realizzare opere gigantesche non meno che minuscole incisioni, egli ha voluto consapevolmente dedicare la sua opera alla difesa della centralità e trascendenza dell’uomo di cui presagiva con lungimiranza quasi profetica l’imminente declino.
I suoi affreschi  nel Convento di San Marco a Firenze, nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Ponte Buggianese, nell’Abbazia di Montecassino, nella Chiesa del Santo a Padova, nella sede della Fondazione Stillman a Wetherfield, Conecticut, U.S.A., in gran parte ispirati a soggetti sacri, ripropongono in chiave moderna la grande tradizione rinascimentale, rivelando capacità ed intuizioni che sono patrimonio esclusivo degli uomini superiori. Una grande opera di tempera muraria si può ammirare a Firenze nella casa  della Contessa Margherita Venerosi Pesciolini. Bernard Berenson scrisse di lui “Pietro Annigoni, non solo è il più grande pittore di questo secolo, ma è anche in grado di competere alla pari con i più grandi pittori di tutti i secoli..” e “… rimarrà nella storia dell’arte come il contestatore di un’epoca buia…”.
Tra i tanti riconoscimenti onorifici ed accademici attribuiti ad Annigoni in Italia ed all’estero, si ricordano quello di Cavaliere di Gran Croce Al Merito della Repubblica Italiana e quello di Cavaliere all’Ordine Civile di Savoia. Dopo una lunga malattia, durante la quale ebbe l’amorevole conforto della moglie Rossella, dei figli Benedetto e Maria Ricciarda  e degli amici più cari, Pietro Annigoni muore il 28 ottobre 1988 a Firenze dove riposa nel Cimitero Monumentale delle Porte Sante a San Miniato a Monte.

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ELISABETTA II

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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 23 Icon_minitimeMar 11 Nov 2014 - 22:52

Manerbio ha scritto:


Un cavaliere moderno di casa nostra.



La sua biografia


Pietro Annigoni nasce a Milano il 7 giugno 1910.
Il padre Ricciardo, è un noto ingegnere, la madre Therese, è una californiana di San Francisco. Pietro è il secondo di tre fratelli.



Il minore, Ricciardo Benedetto,

giovanissimo ufficiale di Artiglieria, verrà fatto prigioniero dai Tedeschi dopo l’8 settembre 1943 e morirà tre anni dopo a seguito delle sevizie inflittegli in campo di concentramento

per il rifiuto di ogni collaborazione.  




La tragica vicenda del fratello peserà per sempre sull’animo di Pietro. Il fratello maggiore, Giovanni, fu capitano di marina ed anch’egli ingegnere. A Milano, Pietro frequenta il Ginnasio “G. Parini”, e l’esclusivo Collegio Calchi – Taeggi.  Nel 1925, il padre ha l’incarico di installare la rete telefonica automatica della città di Firenze e vi si trasferisce temporaneamente con la famiglia, iscrivendo Pietro all’Istituto degli Scolopi e dove conseguirà il diploma di maturità classica. E’ su quei banchi di scuola che farà amicizia con Riccardo Noferi, destinato a diventare suo segretario e confidente. Dopo la morte di quest’ultimo lo sostituirà Palmiro Meacci. Al momento di tornare a Milano, nel 1928, Pietro, che ha già mostrato eccezionali attitudini per il disegno e già frequenta la Scuola Libera del Nudo, otterrà il consenso di restare a Firenze per accedere all’Accademia delle Belle Arti, dove si diplomerà in Pittura con Felice Carena, Scultura con Giuseppe Graziosi ed Incisione con Celestino Celestini. Questi sono anni assai importanti per il formarsi della sua personalità, a quel tempo estremamente irrequieta, e per lo svilupparsi di quell’ansia del conoscere che farà di lui un uomo di vastissima cultura.
Nello stesso periodo nascono o si consolidano le amicizie più durature e significative, come quelle con lo scultore Mario Parri, con il letterato Renzo Simi, con lo storico Carlo de Francovich, con il futuro Soprintendente alle Belle Arti di Trento, Niccolò Rasmo, con i Principi Tommaso ed Elena Corsini, con i Conti Venerosi Pesciolini, con il bibliofilo Adolf Koshland. E’ proprio nello studio dell’amico Mario Parri che Pietro incontra nel 1928 Anna Maggini, allora studentessa del Conservatorio Luigi Cherubini, con la quale si sposerà nel 1937. Il rapporto con Anna, fondato sui comuni ideali, è molto intenso, ma non privo di contrasti, tanto che sfocerà, nel 1954, in una sofferta separazione consensuale. Anna resterà comunque per lui una figura di riferimento, come dimostrano le toccanti pagine del “Diario” a lei dedicate in occasione della sua morte, avvenuta nel 1969. Dal matrimonio con Anna nascono due figli, Bendetto, nel 1939, e Maria Ricciarda, nel 1948, con i quali Pietro, nonostante le vicissitudini familiari e le lunghe assenze, riuscirà a costruire un rapporto privilegiato, tanto che, nelle sue ultime volontà. designerà Benedetto come la persona a lui più vicina “nella sua vicenda di uomo e di artista“.  Nel 1930 espone per la prima volta a Firenze in collettiva. Due anni dopo presenta con grande successo, la sua prima mostra personale a Palazzo Ferroni nella galleria Bellini. Nel 1932, Ugo Ojetti gli dedica un articolo memorabile per la terza pagina del Corriere della Sera. Sempre nel 1932 vince il premio “Trentacoste”.
Espone a Milano con eccezionale consenso di pubblico e di critica nel 1936. Continua, nel frattempo, la sua passione per i viaggi e visita molti paesi europei tra cui la Germania, ove rimane particolarmente ispirato dalla pittura rinascimentale nordica.
La serie delle gouaches realizzate durante i viaggi e le passeggiate in campagna, mostra un raro talento nel cogliere l’aspetto più profondo della natura, che egli riesce ad  interpetrare con estrema sensibilità quasi mai disgiunta dalla  presenza umana.
Anticoformista, di idee liberali, contrario ad ogni forma di totalitarismo, ogni suo coinvolgimento diretto nella politica verrà meno quando rimarrà deluso dai compromessi e dallo scarso rigore morale che accompagnarono il ritorno della democrazia. Nello stesso periodo e per analoghi motivi si consumerà il distacco di Annigoni dal mondo della  cultura ufficiale, di cui era stato fino ad allora partecipe e protagonista, come quando nel 1947 firma, insieme a Gregorio Sciltian, Xavier ed Antonio Bueno, Alfredo Serri ed altri, il Manifesto dei “Pittori Moderni della Realtà”. Con tale dichiarazione il gruppo si poneva in aperto contrasto con le varie correnti dell’informale sorte in quegli anni, ma solo Annigoni sarà coerente fino in fondo e proseguirà senza esitazioni la sua battaglia solitaria in difesa di quel figurativo che per lui, studioso di Benedetto Croce, coincideva con la difesa dellintegrità dell’uomo, assumendone tutto il significato morale, prima ancora che estetico.
Nonostante il travaglio emotivo e culturale di quegli anni, sarà proprio tra il 1945 ed il 1950 che Annigoni realizzerà alcune tra le sue opere fondamentali ed oggi note ovunque. E’ proprio in questa concezione aristocratica del servizio e della responsabilità estesi anche al mondo dell’arte che va cercata la chiave iterpretativa della testimonianza di Annigoni ed è forse qui la ragione dello spontaneo formarsi intorno a lui ed alla sua “bottega” di una vera e propria scuola di tipo rinascimentale, assolutamente gratuita, liberamente frequentata da artisti molto diversi tra loro ed oggi affermati, quali Luciano Guarnieri, Marcello Tommasi, Romano Stefanelli, Nelson H. White, Fernando Bernardini, Timothy Widborne, Silvestro Pistolesi, Dawn Cookson, Antonio Ciccone, Ben Long, Douglas Anderson, Luigi Falai e molti altri.

Nel 1949, la Commissione della Royal Academy di Londra accetta di esporre alcune opere da lui proposte ed è l’inizio di un successo che diventerà di portata mondiale. A Londra espone molte volte: da Wildenstein (1950-1954), da Agnew (1952-1956), alla Federation of British Artists (1961), alle Upper Grosvenor Galleries (1966), oltre alla costante partecipazione alle mostre della Royal Academy. Altre esposizioni importanti dello stesso periodo sono quelle alla Galerie Beaux Arts (Parigi 1953), da Wildenstein (New York 1957-1958), al Brooklyn Museum (New York 1961), al California Palace of the Legion of Honor (San Francisco 1969).
Tra le mostre personali tenute in Italia appaiono particolarmente importanti quelle di: Torino, Roma, Firenze, Verona, Brescia, Montecatini Terme, Bergamo, Rovereto e, per l’enorme successo, le due realizzate a Milano, alla Galleria Cortina (1968), e alla Galleria Levi (1971).
Non si estingue mai nel corso della sua intera esistenza la passione e quasi la necessità dei viaggi che si svolgono ormai da un capo all’altro del pianeta (India, Sud Africa, Iran, Messico, Sud America) alla ricerca di emozioni, culture, paesaggi sempre diversi che egli coglie con eccezionale capacità di sintesi nei suoi schizzi e disegni, non meno che nelle righe del suo “Diario”, ove emergono le sue particolari doti di scrittore.
Proprio durate un viaggio sulla nave Raffaello, nel 1966, conosce Rossella Segreto e nasce tra loro un grande amore che li porterà ad unirsi in matrimonio nel 1977. Pietro Annigoni troverà in lei una preziosa collaboratrice che lo seguirà insieme ad Ugo Ugolini ed agli allievi di sempre, negli ultimi anni, dei grandi cicli di affreschi.
Hanno posato per lui i personaggi più in famosi di questo secolo.

La rivista “Time” gli ha dedicato ben sette copertine. I ritratti della Casa Reale inglese sono tra i più noti. L’ultimo ritratto eseguito è quello di Rossella Segreto. Gli anni che vanno dal 1966 al 1988 rappresentano uno dei periodi più significativi per la produzione artistica del Maestro.
Le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo tra cui la Galleria degli Uffizi, la Galleria d’arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, il  Metropolitan Museum of Art di New York, la Collezione reale di Windsor Castle e il National Portrait Gallery di Londra ed i Musei Vaticani. Le sue grandi composizioni allegoriche (il Cinciarda, il Sermone della montagna, la Lezione, Vita, le Solitudini, il Palladio) hanno suscitato ovunque reazioni di ammirazione talora vicina al fanatismo o, all’opposto di esasperato rifiuto.
Uomo ed artista di enorme carisma, nato in un secolo di grandi rivoluzioni e contestazioni, dotato di capacità tecniche uniche al mondo, che gli hanno permesso di realizzare opere gigantesche non meno che minuscole incisioni, egli ha voluto consapevolmente dedicare la sua opera alla difesa della centralità e trascendenza dell’uomo di cui presagiva con lungimiranza quasi profetica l’imminente declino.
I suoi affreschi  nel Convento di San Marco a Firenze, nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Ponte Buggianese, nell’Abbazia di Montecassino, nella Chiesa del Santo a Padova, nella sede della Fondazione Stillman a Wetherfield, Conecticut, U.S.A., in gran parte ispirati a soggetti sacri, ripropongono in chiave moderna la grande tradizione rinascimentale, rivelando capacità ed intuizioni che sono patrimonio esclusivo degli uomini superiori. Una grande opera di tempera muraria si può ammirare a Firenze nella casa  della Contessa Margherita Venerosi Pesciolini. Bernard Berenson scrisse di lui “Pietro Annigoni, non solo è il più grande pittore di questo secolo, ma è anche in grado di competere alla pari con i più grandi pittori di tutti i secoli..” e “… rimarrà nella storia dell’arte come il contestatore di un’epoca buia…”.
Tra i tanti riconoscimenti onorifici ed accademici attribuiti ad Annigoni in Italia ed all’estero, si ricordano quello di Cavaliere di Gran Croce Al Merito della Repubblica Italiana e quello di Cavaliere all’Ordine Civile di Savoia. Dopo una lunga malattia, durante la quale ebbe l’amorevole conforto della moglie Rossella, dei figli Benedetto e Maria Ricciarda  e degli amici più cari, Pietro Annigoni muore il 28 ottobre 1988 a Firenze dove riposa nel Cimitero Monumentale delle Porte Sante a San Miniato a Monte.

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Bel contributo, caro Manerbio.
La sestultima e' stupenda inchino . Sta nell'Olimpo al pari delle ...... Due signore i cui ritratti abbiamo condiviso nei giorni scorsi.

Ottimo artista, conferma la signora

applauso applauso applauso
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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 23 Icon_minitimeMer 12 Nov 2014 - 9:05

Tre ritratti bellissiimi - Una sintesi  di sublimi bellezze

(il podio virtuale di quanto contenuto nel blog, nelle mie preferenze)

Nell'ordine, Tissot, Corcos, Annigoni

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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 23 Icon_minitimeMer 12 Nov 2014 - 11:36

Oggi  sono finito sotto una "bomba d'acqua". In apertura mi hanno asfaltato Sad
Francè mò vi faccio sbarellare

Giochiamo a "chi l'ha visto"; dai dimmi se lo conosci (è un pazzo Very Happy )


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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 23 Icon_minitimeMer 12 Nov 2014 - 11:42

Manerbio ha scritto:
Oggi  sono finito sotto una "bomba d'acqua". In apertura mi hanno asfaltato Sad
Francè mò vi faccio sbarellare

Giochiamo a "chi l'ha visto"; dai dimmi se lo conosci (è un pazzo Very Happy )


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il primo è un autoritratto?
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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 23 Icon_minitimeMer 12 Nov 2014 - 11:53

[b]il gioco di Manerbio [/b]

Risposta
............. Totalmente ignoto........
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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 23 Icon_minitimeMer 12 Nov 2014 - 13:17

francesco1017 ha scritto:
[b]il gioco di Manerbio [/b]

Risposta
.............  Totalmente ignoto........  

Hahah, ma sai che sto tipo è un ragazzetto? 1982!

Sarà anche fuori di capa, ma è bravo assaie... Very Happy

Devi andare a vedere che robine ha fatto.
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Cesar Santos, il genio che “remixa” le icone dell’Arte
SET 17

Cesar Santos – classe ’82 – è un talentuoso pittore cubano-americano, già molto apprezzato a livello internazionale, che con la sua serie di opere Syncretism ha fatto scalpore. Il concetto da cui parte è semplice e geniale insieme: Santos fonda i suoi lavori su un vero e proprio corto circuito tra le ispirazioni di matrice classica-rinascimentale e il Modernismo, che fonde sapientemente creando opere provocatorie.
Non stupisce allora l’accostamento di teste cubiste a decori classici, e ancora il richiamo a maestri quali Vermeer, Picasso e Da Vinci attraverso l’inserimento di elementi che talvolta evidenziano spunti critici e persino un tocco di humour. In molti casi Santos colloca sulla scena, spesso in secondo piano, opere d’arte famose: in Intimacy vediamo riprodotto il celebre dipinto La ragazza con l’orecchino di perla (di Jan Vermeer); ciò che stupisce e sconcerta è proprio la ragazza in primo piano – dalla stessa espressione del soggetto ritratto – eletta dall’artista ad autrice del quadro.
I miei strumenti sono la fantasia e la tecnica, che sono l’essenza e la base del mio lavoro. – Cesar Santos

In numerose creazioni Santos dissemina autoritratti – ulteriore richiamo al Rinascimento: lo stesso Michelangelo si è rappresentato nel Giudizio Universale – calandosi così nella scena raffigurata, come in Psyche and I, Picnic in Central Park (rielaborazione de Le déjeuner sur l’herbe di Édouard Manet) e Restorers.
Aspiro a mostrare immagini caratterizzate dall’impronta dei dipinti del passato, ma impregnate dalla contemporaneità, concetti freschi così come la mia filosofia personale. – Cesar Santos
Lo scopo di Santos è far coincidere due mondi – teoretico e naturalistico – sottraendo i soggetti al loro contesto naturale per inserirli in una realtà nuova, anche per noi.
Olii e lino sono i materiali pittorici che preferisce in quanto malleabili, traslucidi, durevoli nonché biologici. Inoltre, attraverso una tecnica da lui definita neo-accademica, riesce a rappresentare idee e immagini non convenzionali traducendo in una forma unitaria composizioni complesse, optando per pennellate “corpose” affinché risulti la giustapposizione dei colori, con aree traslucide e lisce.
Fondamentale per il suo lavoro il soggiorno in Italia: dopo aver frequentato il college e la New World School of the Arts, nel 2006, a Firenze, ha completato un programma di disegno epittura presso l’Angel Academy of Art, a stretto contatto con Michael John Angel (allievo del pittore Pietro Annigoni).
Come già accennato, l’artista gode di fama internazionale: i suoi lavori vengono esposti negli Stati Uniti e in America Latina, in Europa e nei musei tra cui il Frost Art Museum di Miami e laNational Gallery di Costarica.
Nel nostro Paese Santos ha esposto a Firenze, al Museo Villa Bardini, alla Galleria di San Niccolò, agli Uffizi e all’Accademia di Belle Arti, inoltre a Mantovanella Casa del Mantegna, tra il 2005 e il 2010.
Il merito che Cesar Santos si riconosce è la capacità di stabilire un dialogo tra forma e colore – a cui dà uguale importanza – uniti proprio dall’occhio dello spettatore a cui affida dunque unruolo attivo nell’esperienza artistica; inoltre intende sollevare interrogativi intorno alle immagini rappresentate invogliando chi le esamina a decifrarne il significato, spingendosi oltre la teatralità che caratterizza le sue opere.

Però ditemi che ne pensate. inchino
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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 23 Icon_minitimeMer 12 Nov 2014 - 13:39

Manerbio ha scritto:
francesco1017 ha scritto:
[b]il gioco di Manerbio [/b]

Risposta
.............  Totalmente ignoto........  

Hahah, ma sai che sto tipo è un ragazzetto? 1982!

Sarà anche fuori di capa, ma è bravo assaie... Very Happy

Devi andare a vedere che robine ha fatto.
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Cesar Santos, il genio che “remixa” le icone dell’Arte
SET 17

Cesar Santos  – classe ’82 – è un talentuoso pittore cubano-americano, già molto apprezzato a livello internazionale, che con la sua serie di opere Syncretism ha fatto scalpore. Il concetto da cui parte è semplice e geniale insieme: Santos fonda i suoi lavori su un vero e proprio corto circuito tra le ispirazioni di matrice classica-rinascimentale e il Modernismo, che fonde sapientemente creando opere provocatorie.
Non stupisce allora l’accostamento di teste cubiste a decori classici, e ancora il richiamo a maestri quali Vermeer, Picasso e Da Vinci attraverso l’inserimento di elementi che talvolta evidenziano spunti critici e persino un tocco di humour. In molti casi Santos colloca sulla scena, spesso in secondo piano, opere d’arte famose: in Intimacy vediamo riprodotto il celebre dipinto La ragazza con l’orecchino di perla (di Jan Vermeer); ciò che stupisce e sconcerta è proprio la ragazza in primo piano – dalla stessa espressione del soggetto ritratto – eletta dall’artista ad autrice del quadro.
I miei strumenti sono la fantasia e la tecnica, che sono l’essenza e la base del mio lavoro. – Cesar Santos

In numerose creazioni Santos dissemina autoritratti – ulteriore richiamo al Rinascimento: lo stesso Michelangelo si è rappresentato nel Giudizio Universale – calandosi così nella scena raffigurata, come in Psyche and I, Picnic in Central Park (rielaborazione de Le déjeuner sur l’herbe di Édouard Manet) e Restorers.
Aspiro a mostrare immagini caratterizzate dall’impronta dei dipinti del passato, ma impregnate dalla contemporaneità, concetti freschi così come la mia filosofia personale. – Cesar Santos
Lo scopo di Santos è far coincidere due mondi – teoretico e naturalistico – sottraendo i soggetti al loro contesto naturale per inserirli in una realtà nuova, anche per noi.
Olii e lino sono i materiali pittorici che preferisce in quanto malleabili, traslucidi, durevoli nonché biologici. Inoltre, attraverso una tecnica da lui definita neo-accademica, riesce a rappresentare idee e immagini non convenzionali traducendo in una forma unitaria composizioni complesse, optando per pennellate “corpose” affinché risulti la giustapposizione dei colori, con aree traslucide e lisce.
Fondamentale per il suo lavoro il soggiorno in Italia: dopo aver frequentato il college e la New World School of the Arts, nel 2006, a Firenze, ha completato un programma di disegno epittura presso l’Angel Academy of Art, a stretto contatto con Michael John Angel (allievo del pittore Pietro Annigoni).
Come già accennato, l’artista gode di fama internazionale: i suoi lavori vengono esposti negli Stati Uniti e in America Latina, in Europa e nei musei tra cui il Frost Art Museum di Miami e laNational Gallery di Costarica.
Nel nostro Paese Santos ha esposto a Firenze, al Museo Villa Bardini, alla Galleria di San Niccolò, agli Uffizi e all’Accademia di Belle Arti, inoltre a Mantovanella Casa del Mantegna, tra il 2005 e il 2010.
Il merito che Cesar Santos si riconosce è la capacità di stabilire un dialogo tra forma e colore – a cui dà uguale importanza – uniti proprio dall’occhio dello spettatore a cui affida dunque unruolo attivo nell’esperienza artistica; inoltre intende sollevare interrogativi intorno alle immagini rappresentate invogliando chi le esamina a decifrarne il significato, spingendosi oltre la teatralità che caratterizza le sue opere.

Però ditemi che ne pensate.  inchino

Ehhhhhhhhhh.

Diciamo che dalla signora ho percepito un leggerissimo euforico euforico euforico segnale di dissenso. Poi quando ha visto il "Vermeer"... La perplessità e' leggerissimamente shocked cresciuta.

Fatta salva la abilità tecnica che va riconosciuta, dico io. Ma dove li scopri? Sei un genio yes



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