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 Pitture del nostro esercito

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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Icon_minitimeSab 20 Dic 2014 - 15:29

Mostre


Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento

"Dipingere la notte. Quella che oscura il paesaggio ma anche quella dell'anima, delle sue tenebre. Oppure della quiete e del silenzio" (la Repubblica 20 dicembre, 2014).


Dal 24 Dicembre 2014 al 02 Giugno 2015
Vicenza Luogo: Basilica Palladiana
Costo del biglietto: Intero € 13, ridotto € 10, minorenni € 7. Per informazioni dettagliate consultare il sito lineadombra.it Telefono per informazioni: +39 0422 429999
E-Mail info: museocivico@comune.vicenza.it Sito ufficiale: http://www.museicivicivicenza.it


“E’ un’idea così semplicemente bella che stupisce che nessuno ci abbia pensato sino ad ora”.

Questa la sensazione che si è colta a Vicenza, a Palazzo Trissino, allorché il Sindaco Achille Variati e il Vice Sindaco Jacopo Bulgarini d’Elci hanno annunciato la grande mostra – la terza del critico e curatore a Vicenza – che Marco Goldin è stato chiamato a proporre in Basilica Palladiana, a partire dalla vigilia di Natale del 2014.

La grande novità è l’ingresso della Fondazione Teatro Comunale della Città di Vicenza come Ente Promotore, in collaborazione con il Comune di Vicenza e Linea d’ombra, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona. Main Sponsor il Gruppo Segafredo Zanetti.

E’ una mostra di capolavori, sensazioni, emozioni e simboli. E simbolica non poteva non essere, quindi, anche la data di inizio: il 24 dicembre 2014, la Notte Santa.

Il titolo: “Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento”
è, senza dubbio, di quelli che fanno girare la testa. Richiama millenni di storia dell’uomo e dell’arte, appuntati in una mostra che indaga una storia antica ma soprattutto poi una seconda storia, dal Cinquecento al Novecento in pittura, lungo il suo versante struggentemente serale e notturno.

Divisa in sei sezioni di carattere tematico e non cronologico, è composta da 115 opere, provenienti come sempre da musei e collezioni di tutto il mondo.

In tutta la prima parte (La notte segue il fiume. Gli Egizi e il lungo viaggio), forte di 22 tra sculture e oggetti, e facendo interamente ricorso a una delle più straordinarie collezioni al mondo nel settore, quella del Museum of Fine Arts di Boston, viene ricostruita l’idea che della notte avevano gli Egizi. Notte intesa in senso figurato, come cammino nell’oscurità di un dopo morte che invece si illumina con la resistenza delle immagini della vita, degli oggetti della vita, le figure, i segni, i simboli. È la parte dell’esposizione in cui i dati della realtà diventano oggetti, gli oggetti che venivano custoditi nelle Piramidi, simbolo luminoso della notte dell’eternità, che però si portava dietro la vita.

Elementi che vengono esposti sotto un vasto cielo stellato, in un allestimento che simula le immense notti del deserto, perfino con il suono del vento a scuotere l’atmosfera e farla dondolare

Dai ritratti del Fayum alle teste scolpite in pietra, dalle maschere funebri ai gioielli e ai giochi dei bambini, la notte abitata dalla vita si dispone con tutto il fascino che è proprio a questa straordinaria civiltà. Considerando anche quanto importante sia stato, per la cultura soprattutto di fine Ottocento e inizio Novecento in Europa, il riferimento proprio alla storia egiziana antica.

Non a caso ad aprire il percorso è uno dei bellissimi ritratti del Fayum, a intersecare la profondità del volto e dell’assenza in quell’Egitto romano con taluni sguardi, governati dalla notte e dall’assenza stessa, in pieno Novecento, a cominciare da Francis Bacon e poi López García. E del grande artista spagnolo, in questa sezione, viene esposto un bellissimo legno policromo, Donna addormentata (Il sogno), collocato accanto ai ritratti del Fayum e alle maschere funerarie.

Se questo è dunque il primo, pur circoscritto, dei sei tempi della mostra, con le altre cinque sezioni ci si sposta molti secoli più avanti, nell’ambito questa volta della pittura, ma anche dell’incisione. La pittura che ha rappresentato la notte. La notte piena, oppure il suo giungere nell’ora del tramonto e del crepuscolo, la mareggiata delle stelle, la conclusione della notte stessa quando l’alba sta per giungere.

Non ci si aspetti però di visitare un’esposizione fatta solo di neri notturni del cielo, o al più dei lumi delle stelle e della luna. La notte, e prima di lei la sera, sono intese in senso fortemente psicologico, e anche, in modo preponderante, quali scatole di contenimento di storie, di vicende, di forti dichiarazioni di fronte all’immenso o nella brevità dei giorni.

Quando si confrontano il senso della casa e quello dell’eterno. E per far vivere questo sentimento, farlo scoccare come la freccia che lascia l’arco teso, è stata scelta la tematizzazione, così da consentire che sullo stesso argomento potessero essere vicini pittori che, pur a secoli di distanza, avevano creato la loro pienezza nel tratteggiare una stessa immagine.

La seconda sezione (Figure sul limitare della vita. Da una finestra viene la notte), vede, nella sua parte più ampia, il racconto soprattutto della vita di Cristo, nei momenti in cui essa è ambientata nella sera e nella notte. Per cui, dall’adorazione dei pastori fino all’orazione nell’orto, alla salita al Calvario, alla crocifissione e alla deposizione nel sepolcro, si succedono i capolavori tra fine Quattrocento e Novecento.

Dalle finestre orientate sulla notte di Giorgione e Tiziano che si confrontano con quelle magnifiche dello spagnolo López García sul finire del XX secolo, da Veronese a Palma il Vecchio, da Tintoretto a El Greco, da Savoldo a Bassano, da Caravaggio a Zurbarán, da Guercino a Carracci solo per dire di alcuni, fino alla contaminazione tra Poussin e Bacon sul tema straziato e stracciato della crocifissione.

E poi quell'altra straziata contaminazione, purissima, tra i vari San Francesco ambientati nella notte, dipinti da Caravaggio, Orazio Gentileschi, El Greco e Zurbarán e gli anacoreti, di fronte a un bozzolo di notte, dipinti da un grande pittore contemporaneo come Zoran Music.

La terza sezione (Il bianco e il nero della notte. Una mano incide una lastra), è contenuta nel numero delle opere, in tutto 16, ma offre alcuni tra i capolavori della storia dell’incisione, con la scelta di concentrarsi su un artista del Seicento, Rembrandt, e uno del Settecento, Piranesi. Per evidenziare la meraviglia delle figure soffuse dentro la notte nel primo, e l’intensità plastica degli scorci scenografici e teatrali nel buio delle sue carceri del secondo.

La quarta sezione (Di lune e di stelle. E di tramonti prima. Il secolo della natura mentre viene sera), è sostanzialmente tutta dedicata alla pittura ottocentesca. Tempo nel quale il gusto romantico (in mostra capolavori da Turner a Friedrich) vede nel sentimento notturno il suo raggiungimento più pieno e più alto.

Ma è interessante scoprire come questo sentimento della sera e della notte venga interpretato, al di là dell’oceano, da alcuni pittori americani di straordinario talento, da Allston a Cole, da Church a Lane. Fino a Winslow Homer, posto a fianco del suo maggior prosecutore novecentesco, Andrew Wyeth.

Le ombre della notte giungente in Homer e la luna splendente nel cielo in Wyeth, a dire una delle più stringenti esibizioni d’emozione e sentimento nella storia della pittura che esce dal romanticismo.

Ma poi la pittura europea del secondo Ottocento, con il tema del realismo in Corot e Millet e la materia di grasso tramonto di quest’ultimo messa a confronto con quella di Van Gogh a Nuenen prima e addirittura Kiefer, con una grande tela, nella seconda parte del Novecento. E poi lo splendido transito di Monet, nelle luci di fine giorno dapprima lungo la costa di Normandia e poi lungo il Canal Grande a Venezia. O Pissarro, e ancora Van Gogh nei parchi di Parigi o sui campi innevati di Saint-Rémy, fino alla modernità giungente in Mondrian, con il suo valore ormai pienamente novecentesco. Assieme al rapporto tra Whistler a fine Ottocento e Hopper nei primi decenni del Novecento, legato alla notte che appare in una città. Dapprima Venezia e poi New York.

La quinta sezione (Sere e notti del Novecento. Il cielo e lo spirito), è dedicata ad alcune delle esperienze più affascinanti soprattutto del secondo Novecento, e particolarmente  in ambito astratto, da Rothko a Noland a Morris Louis in America, fino a De Staël in Europa.

Per evidenziare la portata fortemente introspettiva e psicologica del sentimento notturno, che non è più fenomeno della descrizione fisica quanto invece l’approfondimento dentro il tempo. Con loro dialogano, in questa sala, Andrew Wyeth e l’italiano Piero Guccione , scelti per rappresentare il poetico ossequio ancora nei confronti della realtà a fine Novecento, e dire dunque l’altra faccia del cielo notturno di Rothko e compagni.

La sesta e ultima sezione (In queste sere e notti ci si perde. La mostra in una stanza), entro una serie mozzafiato di capolavori, vuole restituire il senso finale dell’esposizione, legandolo alla storia dell’uomo dentro le luci serali e notturne.

Dapprima lo straccio del corpo nella notte giungente o presente, con il contatto prepotente tra la deposizione di Luca Giordano, un corpo assassinato di Cézanne e uno accovacciato di Bacon. Così come corpo è quello di una donna tahitiana di Gauguin, cosparsa come unguento del rosso del tramonto tropicale che tutta la sabbia invade, tanto da poter stare accanto a un grande e fiammeggiante rosso, quasi arancione, di Rothko, che rovescia il potere del naturalismo simbolico dello stesso Gauguin.

Il quale, in un quadro meraviglioso e raro, di complessa interpretazione e datazione, dipinge il senso di una notte estrema della vita e del tempo, in quel suo la Notte di Natale.

Successivamente, l'immagine celebre del Narciso di Caravaggio, il quale interpreta il buio di un'acqua scura come riflesso, quasi preromantico, di un moto interiore.

Mentre tutti osserva Vincent van Gogh, che nel suo celeberrimo Sentiero di notte in Provenza evoca la presenza, sotto le stelle e una grande luna, di un mistero che sigilla in una sola immagine la forza della carne e dello spirito nella luce della notte. Chiudendo in questo modo la mostra come immagine del destino


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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Icon_minitimeSab 20 Dic 2014 - 16:21

....continua mostra Vicenza

Van Gogh, Sentiero di notte in Provenza

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Caravaggio, Marta e Maria Maddalena

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Giorgione, Doppio ritratto

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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Icon_minitimeDom 4 Gen 2015 - 15:45

Cappella Brancacci, Firenze
Capolavoro assoluto, noto ma non notissimo, del Rinascimento italiano. Per questo suggerisco  l'approfondimento che trovate su wikipedia.  http://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_Brancacci  

La cappella Brancacci, situata all'interno della chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze rappresenta uno degli esempi più elevati di pittura del Rinascimento (1424-1428). Essa è frutto della collaborazione di due dei più grandi artisti dell'epoca, Masaccio e Masolino da Panicale, ai quali deve aggiungersi la mano di Filippino Lippi, chiamato a completare l'opera circa cinquant'anni dopo.

.................L'iniziativa di decorare la cappella, fondata dalla famiglia Brancacci nel tardo Trecento, si deve al ricco mercante Felice Brancacci che nel 1423, di ritorno dall'Egitto, commissiona l'esecuzione degli affreschi. Alle Storie di San Pietro, santo a cui era in origine intitolata la cappella, lavorano insieme Masolino e Masaccio ; a causa della partenza del primo per l'Ungheria e del secondo per Roma, nel 1427 gli affreschi rimangono però incompiuti.

In seguito all'esilio del Brancacci (1436), caduto in disgrazia per le sue simpatie antimedicee, i frati del convento fanno cancellare i ritratti di tutti i personaggi legati alla sua famiglia e nel 1460 intitolano la cappella alla Madonna del Popolo, inserendovi la venerata tavola duecentesca. Soltanto negli anni 1481-1483 Filippino Lippi effettuerà il ripristino e il completamento delle scene mancanti.

I dipinti rischiano più volte di andare perduti: nel 1680 la Granduchessa Vittoria della Rovere si oppone al proposito del marchese Ferroni di trasformare la cappella in stile barocco, ma alla metà del Settecento vengono effettuati interventi di ammodernamento che distruggono le pitture della volta e delle lunette.

Scampata all'incendio che nel 1771 devasta l'interno della chiesa, la cappella è acquistata nel 1780 dai Riccardi, che rinnovano altare e pavimento.

Gli affreschi, trascurati per tutto l'Ottocento, vengono sottoposti a spolveratura nel 1904; l'intervento di restauro effettuato nel 1981-1989 ha finalmente permesso di recuperare la loro limpida e brillante cromia.

Cappella Brancacci (Masaccio, Masolino, Filippino Lippi)
Pitture del nostro esercito - Pagina 48 <a href=Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Branca10" />

Masolino - Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita
Pitture del nostro esercito - Pagina 48 <a href=Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Branca11" />

Particolare
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Masaccio e F. Lippi - Resurrezione del figlio di Teofilo e san Pietro in cattedra
Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Branca14

Particolare
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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Icon_minitimeDom 4 Gen 2015 - 16:21

Cappella Brancacci........continua

Noi proveniamo anche da queste "vette assolute", quando l'intelligenza collettiva  allignava a Firenze
.

E in questo clima di grande apertura intellettuale e di contaminazioni fra arti diverse, poteva accadere che un pittore ormai vecchio (Masolino aveva 40 anni  shocked), onorasse l'artista più giovane (Masaccio era appena ventenne).

Infatti:
"La precisione prospettica dello sfondo (secondo dipinto qua sotto)  aveva spinto Roberto Longhi ad attribuire questa zona al disegno di Masaccio, un'ipotesi oggi per lo più esclusa. Vi si ravvede piuttosto una volontà di Masolino di adeguarsi alle novità di Masaccio (il trattamento realistico del paesaggio, soprattutto nei monti erbosi che sfumano in lontananza. Niente di più diverso dalle rocce aguzze usate da Giotto e continuatori seguendo la tradizione bizantina). Un po' come avveniva in scultura con Lorenzo Ghiberti e le innovazioni di Donatello.

Masaccio - Il Tributo
Questa celeberrima scena è composta in tre tempi composti però in un unico spazio scenico, entro il medesimo paesaggio.
...... la grande scena del Pagamento del tributo di Masaccio, universalmente riconosciuta come una delle più alte espressioni dell'arte di Masaccio, databile al 1425 ed eseguita in 32 "giornate". Mostra l'episodio in cui Gesù viene fermato all'ingresso della città di Cafarnao da un gabelliere che gli chiede un tributo (Primo tempo); allora egli indica a Pietro un lago dove sulla riva troverà un pesce che nella gola ha una moneta d'argento.

Si vede quindi a sinistra Pietro (secondo tempo), piccolo e solitario, che è piegato espressivamente a raccogliere la moneta dal pesce dopo aver appoggiato la toga a terra (notare la disposizione così realistica e espressiva delle gambe dell'apostolo).

Il gruppo centrale invece mostra Gesù, al centro, che indica a Pietro la riva del lago, attorniati dai dodici apostoli con aureola (una composizione probabilmente ispirata al gruppo dei Quattro Santi Coronati di Nanni di Banco), mentre davanti a loro, di spalle, il gabelliere manifesta chiaramente la sua richiesta di denaro allungando la mano aperta e indicando con l'altra la porta cittadina.

A destra (terzo tempo) infine si vede Pietro che consegna, con una certa solennità, la moneta al gabelliere.

Emblematico è nel gruppo degli apostoli la figura a destra, vestita di color vinaccia, che appare molto ben definita nei lineamenti, con zazzera e barbetta. Secondo alcuni potrebbe trattarsi dell'autoritratto di Masaccio (che altri individuano invece nella scena sottostante), mentre altri lo indicano come possibile ritratto del committente Felice Brancacci.


Pitture del nostro esercito - Pagina 48 <a href=Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Masacc10" />

[b]Masolino - Predicazione di san Pietro[/b
Pitture del nostro esercito - Pagina 48 <a href=Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Masoli11" />
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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Icon_minitimeDom 4 Gen 2015 - 19:16

Dalla Cappella Brancacci alla chiesa di Santa Felicita - Firenze

La grande magioranza dei turisti che visitano Firenze seguono una direttrice obbligata che parte dal Duomo/Battistero, arriva agli Uffizi passando per Piazza della Signoria, attraversa il Ponte Vecchio e punta su Palazzo Pitti.

Nel percorso, sulla sinistra poco dopo Ponte Vecchio, una chiesa quasi anomima si affaccia su una piccola, normalissima piazza. E' la chiesa di Santa Felicita all'interno della quale si trova un dipinto di straordinaria bellezza, la Deposizione  del Pontormo; ogni volta che andiamo a Firenze andiamo ad ammirarlo, magari due volte, senza alcun biglietto di ingresso da pagare.

Quante persone presenti contemporaneamente? Mai trovate piu d 5 o 6 persone, e solo rararamente

Ecco il prezioso capolavoro. Questa e' l'Italia

Pitture del nostro esercito - Pagina 48 <a href=Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Pontor15" />

Pitture del nostro esercito - Pagina 48 <a href=Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Pontor12" />

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Ultima modifica di francesco1017 il Dom 4 Gen 2015 - 22:12 - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Icon_minitimeDom 4 Gen 2015 - 19:36

.....e se pensate che io abbia esagerato con la Chiesa di Santa Felicita, leggete questo bel racconto

............................................................................................................................................

Sì, va bene.

Siete venuti a Firenze per farvi i vostri bei giri (e brutte code) ai musei. Avete deciso di andare a Palazzo Pitti per poi stressarvi al giardino di Boboli (e solo lì vi renderete conto di quanto sia calda Firenze d'estate!)

Siete stati bravi! Cosa vi è rimasto di tutte le 'nfilate di dipinti- pregevoli senza dubbio!- che avete guardato? Forza, cercate di ricordare....

I vostri occhi sicuramente avranno goduto coi colori di Tiziano o la preziosità di Raffaello, ma è poca cosa rispetto all'impatto emotivo che vi propongo.

Siete lì. Avete percorso via Guicciardini e non avete degnato di uno sguardo la chiesa che domina la piazzetta. E' la chiesa di Santa Felicita; non è niente di che, è vero, ma provate ad entrare.....

Ecco subito sulla destra la cappella Capponi.

Ecco soprattutto Pontormo.

Non importa se questo nome non vi dice granchè. Lasciate perdere i manuali o i percorsi turistici.

Fatevi guidare dagli occhi. E dal cuore.

E' una piccola cappella, raccolta, che andrebbe visitata al mattino, quando la luce solare entra ed illlumina i volti stralunati ed estatici dei personaggi.

E' la stessa luce che Jacopo Carucci detto il Pontormo- dal paese d'origine, Pontorme, presso Empoli- aveva ben presente nello studio plastico delle figure.

In questa cappella- già Barbadori-, acquistata da Ludovico Capponi nel 1525, lavorò per tre anni il genio tormentato e dannato di Pontormo e venne affiancato nella volta dal giovane Agnolo Bronzino.

Già vi siete resi conto della grazia e della disperazione presenti nella parete di fondo.

La grazia dell'affresco con l'annunciazione fa da cornice al dramma della tela della Deposizione (o meglio del Trasporto di Cristo al sepolcro).......

ll tormento e groviglio di corpi della Deposizione.

Lo vedete voi stessi: questa è una composizione tutta giocata sul contrasto di colori caldi e soffusi quali il rosa e l'arancio e freddi e spenti quali il metallico azzurro ed il verde di alcune vesti.

Ed ancora.. quello che forse ci colpisce è lo sguardo dei personaggi che si rivolgono a noi come per ricordarci quanto sia fraterno il dolore. Non importa se non esistono prospettiva o realismo nelle pose dei corpi: qui si racconta una tragedia, quella di una madre- la figura più maestosa ,e tutta vestita di freddo azzurro- che si vede strappare il figlio il cui corpo è senza peso, senza peccato.

Si racconta la mesta disperazione di un omicidio già consumato ma di un lutto non ancora elaborato.

Noi, poveri uomini, assistiamo inermi al misfatto e siamo tutti lì, insieme a quel personaggio un po' nascosto con la barba rossa all'estrema destra del dipinto.

E' lo stesso Pontormo, che firma questo capolavoro chiamandosi dentro la tragedia: la passione di Cristo è diventata "compassione", sofferenza comune e non è un caso che Pontormo , sensibilissimo, chiuda la sua esistenza solitario, nella follia.

Resterete abbagliati dalla grazia , dai colori di delicatezza floreale, da come da un'immagine possa scaturire così forte il senso della vita e della morte.

Dopo aver visto QUESTO Pontormo sarete così pieni, sazi, commossi da non desiderare nient'altro


http://www.volipindarici.it/appunti/pontormo/
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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Icon_minitimeMer 14 Gen 2015 - 9:57

Mostre

http://correr.visitmuve.it/it/mostre/mostre-in-corso/disegni-veneziani-ngwashington/2014/12/11363/multimedia/

Riscoperte. Al Correr di Venezia una rara selezione dalla National Gallery di Washington

Basta un carboncino per un capolavoro

Pastelli o sanguigna, inchiostro di china o biacca. I disegni mostrano il genio, che sia Bellini, Dürer o Tiziano

I disegni antichi hanno un fascino discreto. Non seducono a prima vista, ma conquistano solo gli occhi più attenti, quelli di chi cerca l’arte senza farsi incantare dal colore, dalle dimensioni o dalla fama dell’artista. Per questo i collezionisti di disegni sono una raffinata casta di appassionati che alimenta un mercato che non conosce flessioni e soprattutto continua a studiare e attribuire.

La grande mostra, che il Museo Correr di Venezia ha coraggiosamente dedicato solo ai disegni veneziani dal XVI al XX secolo, non è però destinata a loro: ha piuttosto il grande pregio di condurre il visitatore qualunque attraverso un affascinante percorso di scoperta e rivalutazione.

Nella polvere dei pastelli, dei carboncini o della sanguigna, nell’inchiostro di china o nella biacca, c’è infatti il Dna di ogni artista, c’è l’inconsapevole origine della sua arte, c’è la bellezza che forse non abbiamo mai saputo vedere. Nei frammenti, nei fogli anche minimi, come nei due straordinari San Luigi di Giovanni Bellini, due disegni a penna e inchiostro grandi come figurine, si può trovare l’anima del capolavoro, quell’inconfondibile leggerissimo soffio che non possiamo più perdere o ignorare.

Davanti alla Madonna con Bambino e Santi in un paesaggio di Vittore Carpaccio, una Sacra Conversazione miracolosamente semplice, sostenuta in punta di penna con radi essenziali tratti, riconosciamo come l’artista sia riuscito a umanizzare l’episodio inserendolo in una composizione minimale che si colloca ai sommi vertici dell’arte rinascimentale veneziana.

Nel visitare la mostra, se d’istinto ci si ferma più volentieri sui fogli finiti, come nel caso dell’eccezionale tempera su pelle di capretto di Marco Ricci, che riprende un paesaggio tempestoso come se fosse un bozzetto per la scenografia del Freischütz (il «Franco cacciatore», l’opera di Carl Maria von Weber del 1821, pieno Romanticismo) o sull’iperrealista, sorniona Marmotta sorridente, ritratta dal vivo da Jacopo Ligozzi nel 1605, cosa dire quando pochi metri oltre ci si trova di fronte alle fantastiche follie di Giambattista Piranesi?

Realizzate dalla sua inarrestabile mano con disinvolti tocchi d’inchiostro e guazzo, si scopre che il genio può nascondersi proprio dietro alle cose in apparenza più semplici. Lo stesso vale per Francesco Guardi, che sbrodola inchiostro su una carta azzurra per tramandare ai posteri un’aristocratica dama alle prese con un leone imbestialito, e per Jacopo Bassano, che nel 1568 immortala con i suoi gessetti colorati un Cristo deriso senza volto con la sorprendente freschezza di uno schizzo scapigliato.

Le sale delle Procuratie Nuove, che più di tutte hanno avuto il diritto di ospitare questa rassegna, espongono dunque una selezione di oltre 130 fogli dalla provenienza eccezionale. Si tratta infatti di opere preziosissime e fragili appartenenti alla National Gallery of Art di Washington che ha accettato di esporre i suoi gioielli proprio a Venezia per favorire studi e confronti nel luogo d’origine.

La National Gallery ha una raccolta di disegni di grande respiro che, sin dal 1939, anno in cui Samuel Kress donò l’incantevole pastello di Rosalba Carriera esposto in mostra, si avvale dell’avveduta campagna di acquisizioni e del fecondo (e dovizioso) polmone di donazioni eseguite da privati americani. Questi ultimi, com’è noto, grazie all’accorta politica fiscale, alimentano ininterrottamente le istituzioni di capolavori indiscutibili.

In mostra troviamo alcune tra le più celebri acquisizioni del Museo, come il celeberrimo Uccello appollaiato su un ramo di Andrea Mantegna, acquistato nel 1976 e rimasto per anni il più costoso disegno mai venduto all’asta, l’inarrivabile Sultano orientale di Dürer, realizzato dal maestro tedesco a Venezia nel 1495 con una tecnica quasi tridimensionale, e il perfetto, affollato, Canaletto con la Festa del Giovedì grasso davanti a Palazzo Ducale, acquistato nel 2007 dal Fondo Mellon.

Le donazioni più importanti sono state fatte nel 1991 in occasione del 50° anniversario del museo, quando entrarono a far parte della raccolta proprio la grande Corte delle Procuratie Nuove di Canaletto, il noto frammento con l’Aquila di Tiziano e un bel guazzo di Giambattista Tiepolo. Nel 2010, la famiglia Baer ha poi donato il commovente Giovane che abbraccia una fanciulla del Piazzetta, oggi considerato uno dei disegni più freschi e meglio conservati dell’artista.

Andrew Robison, senior curator della National Gallery e curatore della mostra, ha avuto un ruolo fondamentale nella realizzazione di questo progetto. Da anni ha infatti incrementato la collezione del museo con acquisizioni concentrate sul tema di Venezia. Il risultato è evidente non solo in mostra, ma anche nelle 400 pagine di catalogo che includono schede, confronti e un’accurata bibliografia.

Robison si è anche trovato di fronte alla non facile cernita dell’immenso patrimonio del museo. Di soli Tiepolo, in collezione, ce n’erano ben 19, tutti splendidi.

Solo 9 sono stati però scelti, tra cui anche uno realizzato non a Venezia, ma a Würzburg, che rispetta però l’evoluzione stilistica di Tiepolo e anche il fondamentale asserto di includere nella selezione pure gli artisti che sono poi andati a lavorare altrove, quelli che si sono formati in Laguna o che vi hanno solo soggiornato anche in epoca recente, come nel caso di James McNeill Whistler di cui è esposto un delizioso, evanescente, acquarello, realizzato nel 1879.

http://lettura.corriere.it/basta-un-carboncino-per-un-capolavoro/

Giovan Battista Piazzetta - Due giovani amanti. 1743

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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Icon_minitimeVen 16 Gen 2015 - 10:48

.... sono andato alla mostra di Segantini a Palazzo Reale a Milano e alle 16 ho fatto la coda per circa 1 ora.

All'uscita, attorno alle 18.30, la situazione era quella che vedete nella foto, nel freddo e con la pioggia..

Un  bello spettacolo Smile Smile   per l'interesse che tante persone manifestano per l'arte. Segantini non dovrebbe essere un pittore che attira le folle.

Un fenomeno limitato a Milano
? Non credo.

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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Icon_minitimeLun 19 Gen 2015 - 11:33

L’arte asiatica dello Smithsonian è online

....welcome to the complete digitized collections of the Freer and Sackler Galleries and the Freer Study Collection. With more than 40,000 works being made available for high-resolution download—expanding regularly with our new acquisitions—you can explore the Smithsonian's museums of Asian art from anywhere in the world, whenever you like. Images can be used for all non-commercial purposes, from desktop wallpapers to artistic gifts for family and friends.

Il grande museo di Washington ha messo online oltre 40.000 opere delle sue gallerie dedicate all'arte asiatica: molte non sono mai state esposte «a memoria d'uomo»

Il museo americano Smithsonian, a Washington DC, ha digitalizzato una parte della sua enorme collezione, raccolta nei suoi 91 anni di storia. Più di 40mila immagini dalle gallerie dedicate all’arte asiatica Freer e Sackler – molte delle quali mai esposte in pubblico in tempi recenti – sono ora disponibili online gratuitamente.

Ci sono statuette, molti dipinti, ventagli e maschere, tra le 40.691 immagini diffuse dallo Smithsonian, e il 78 per cento non era mai stato esposto (almeno «a memoria d’uomo», ha detto un portavoce del museo al Washington Post).

La difficoltà della digitalizzazione degli oggetti d’arte è il motivo per cui questo processo per ora è parziale e non viene fatto comunemente dai musei: tutti i pezzi devono essere fotografati con grande attenzione, controllando qualsiasi potenziale problema o pericolo per l’integrità dell’opera; le foto devono essere caricate, categorizzate con parole chiave e organizzate in modo che le persone poi possano usare effettivamente il database. Soltanto per le gallerie Freer e Sackler il processo ha richiesto qualcosa come 10mila ore di lavoro a 54 persone.

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MessaggioTitolo: Re: Pitture del nostro esercito   Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Icon_minitimeMar 27 Gen 2015 - 12:43

William Turner (1775 - 1851)

Pitture del nostro esercito - Pagina 48 Turner10

Joseph Mallord William Turner è stato un pittore e incisore inglese. Appartenente al movimento romantico, si può dire che il suo stile abbia posto le basi per la nascita dell'Impressionismo.

Nonostante ai suoi tempi fosse visto come una figura controversa, attualmente è considerato l'artista che ha elevato l'arte della pittura paesaggistica ad un livello tale da poter competere con la maggiormente considerata pittura storica.

Anche se è diventato famoso per le sue opere ad olio, Turner è anche stato uno dei più grandi maestri britannici nella realizzazione di paesaggi all'acquerello. È conosciuto con il soprannome di Il pittore della luce (da wikipedia)


(questa parte è messa anche nella sezioni i giorni della storia e in quella relativa ai film)


Il film sul pittore inglese e sugli ultimi anni della sua vita  è candidato a quattro premi Oscar

Turner è un film che racconta la storia di William Turner, grande pittore considerato il più grande interprete della pittura di paesaggio romantica dell’Inghilterra dell’Ottocento.

È diretto dal regista britannico Mike Leigh, è stato proiettato in anteprima al festival di Cannes 2014: Timothy Spall, che recita nel ruolo di Turner, proprio a Cannes è stato premiato per la Miglior interpretazione maschile. Nel cast ci sono anche Dorothy Atkinson e Marion Bailey.

La trama prende in considerazione gli ultimi vent’anni della vita di Turner. Colpito dalla morte del padre e accudito dalla governante che in realtà è innamorata di lui, Turner si lega a una locandiera con cui andrà a vivere a Chelsea, dove poi morirà. In questa scena William Turner, insieme al padre, mostra alcuni dei suoi quadri alla famosa matematica Mary Somerville, facendole fare un giro del suo atelier, e le svela la posizione di un elefante nascosto nell’opera “Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi”.

Per girare questo film, che uscirà nelle sale italiane il 29 gennaio 2015, i musei della National Gallery, della Tate Britain e della Royal Academy hanno concesso un permesso speciale per accedere ad alcune delle opere originali di Turner. Il film è candidato a quattro premi Oscar: miglior fotografia, migliore scenografia, migliori costumi e miglior colonna sonora.

http://www.ilpost.it/2015/01/27/film-vita-william-turner/
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