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Numero di messaggi : 1238 Encomi : 7177 Data d'iscrizione : 01.09.09 Età : 51 Località : cittadino del mondo
Titolo: Re: Le notizie di jara Dom 31 Gen 2010 - 11:02
FIAT: IL SILENZIO DEL PD - LA SINISTRA HA ACCOLTO MARPIONNE COME UN OBAMA AZIENDALE - LO STORICO REVELLI: “LA CLASSE DIRIGENTE TORINESE CHE HA COSTRUITO IL SUO POTERE SULLA RINASCITA DEL LINGOTTO ORA NON RIESCE A CRITICARLA” – PECCATO PERÒ CHE LA FIAT NON SIA PIÙ UN CAMPIONE NAZIONALE. PRODUCE IN PATRIA PIÙ O MENO UN TERZO DELLE MACCHINE CHE VENDE IN ITALIA…
Stefano Caselli per "il Fatto Quotidiano"Nancy pelosi e Sergio Marchionne al salone di Detroit davanti alla 500 Se Gianni Agnelli amava ripetere che "ciò che è bene per la Fiat è un bene anche per l'Italia", Sergio Marchionne sembra pensare molto alla Fiat e poco all'Italia. Questo, almeno, stando alle proteste dopo la decisione unilaterale del Lingotto di ricorrere alla cassa integrazione per due settimane, in tutti gli stabilimenti del paese, da Mirafiori a Termini Imerese. Protesta il governo, protestano i sindacati, non protesta quasi per nulla il Partito democratico: "C'è una forte dipendenza psicologica dalla Fiat, soprattutto a Torino. Per il Pd, poi, Marchionne è sempre stato un partner ideale", sostiene Marco Revelli, torinese, storico e sociologo della politica". Professor Revelli, perché il Pd è così timido nel prendere una posizione sullo scontro tra governo e Fiat sugli incentivi all'auto e lo stop della produzione nelle fabbriche? Alcuni lavoratori di Termini Imerese durante la manifestazione di ieri a PalermoColpisce l'afasia del Pd, ma in qualche misura è un fatto spiegabile. Per il gruppo dirigente democratico Marchionne è un po' l'equivalente di Barack Obama. Una delle pochissime cose certe in quel partito è l'idea di avere un riferimento forte all'interno della classe dirigente. Marchionne è sembrato rispondere al ritratto dell'ultimo esponente di quel capitalismo illuminato che non si sa bene che fine abbia fatto. Ma è un punto di vista - temo - errato, perché nasce da una profonda incomprensione su che cosa sia realmente la Fiat oggi. Cos'è oggi la Fiat? La Fiat è una transnazionale leggera, che conserva i vecchi vizi dell'azienda "campione nazionale". Continua a considerarsi il solo fattore strategico di sviluppo di questo paese a cui spettano - per tradizione e per diritto - assistenza e finanziamento pubblico. È sempre stato così, fin dai tempi del fascismo. Peccato però che la Fiat non sia più un campione nazionale. Basti pensare che sul mercato italiano importa da se stessa, perché - com'è noto - produce in patria più o meno un terzo delle macchine che vende in Italia. Questo avrebbe dovuto suggerire ai sindacati un veto sulla proroga degli incentivi alla rottamazione (ancora finanziamento pubblico). Invece si è pensato soltanto a salvare il salvabile.famiglia agnelli Colpisce in questi giorni il silenzio quasi totale della dirigenza del Pd torinese, che governa questa città da quasi vent'anni. Il motivo principale di questa reticenza, tuttavia, è il profondo imbarazzo di fronte alla prospettiva del fallimento di un'idea strategica che la sinistra ha portato avanti a Torino e in Piemonte: il superamento della crisi sociale e di identità nata dalla trasformazione della grande città industriale dal fordismo al post-fordismo grazie a una solida alleanza con il vecchio e persistente potere della famiglia Agnelli. Uscire dalla crisi, insomma, a braccetto di chi, della crisi, era fondamentalmente la causa. È un'opzione - anche se a breve non vedo scenari catastrofici per Torino - che rischia il fallimento. Per anni, su questi presupposti, si sono strutturate alleanze, fatte scelte strategiche, governate le banche e indirizzato lo sviluppo urbano. Torino, al di là dell'opzione edilizia turistico-circense stile Olimpiadi, non ha mai davvero cercato soluzioni strategiche diverse. Basti pensare all'hi-tech, morto nella culla nei primi anni Duemila e definitivamente abbandonato con la crisi di Motorola. Insomma, per molti - forse - siamo di fronte a un ‘tradimento' e questo spiega un certo imbarazzo. Ma a Marchionne va comunque riconosciuto di aver sempre parlato chiaro. Illusioni, lui, non ne ha mai date. E le nuove strategie industriali della Fiat, sinceramente, non mi sembrano un reale potenziale di sviluppo per Torino". Ma chi rappresenta davvero il Partito democratico? Gli operai? MARCHIONNEÈ chiaro che, in questa fase storica, il Pd rappresenta solo se stesso. È un reticolo di oligarchie a cavallo tra amministrazione pubblica e sistema degli interessi, un agglomerato di poteri che si risolve in una rete di patti tra i poteri stessi. Il corpo centrale del Partito democratico sono gli amministratori, non gli elettori; amministratori legati a una serie di filiere di fedeltà che in buona parte derivano da storie pregresse, quella del Partito comunista su tutte, con l'ovvia differenza che il Pci era ben radicato tra gli elettori. In più c'è una classe dirigente un po' al di là con gli anni, fatto salvo qualche rincalzo di quarantenni cooptati negli ultimi 15 anni, ma sempre nei circuiti dell'amministrazione. Per ora il Pd è ancora un partito che parla un linguaggio burocratico, senza muovere vere passioni. Teme che questa combinazione di due crisi - una politica e una industriale - possa produrre, o riprodurre, tensioni sociali? Il disagio sociale esiste ed è evidente, anche in una città come Torino. Ma è un disagio opaco, inedito, che non viene raccontato. Ci sono ampi strati sociali che percepiscono chiaramente il proprio impoverimento. Il risultato è quasi sempre una disperazione individuale. Manca la valvola di sicurezza del conflitto sociale, ossia la dimensione collettiva del disagio.
[29-01-2010]
jaramillo Primo capitano
Numero di messaggi : 1238 Encomi : 7177 Data d'iscrizione : 01.09.09 Età : 51 Località : cittadino del mondo
Titolo: Re: Le notizie di jara Dom 31 Gen 2010 - 13:36
Roma, 24 gen. (Adnkronos) - Mancano le risorse e fioccano le multe. I comuni italiani fanno cassa con le sanzioni previste dal Codice della strada, che fruttano di più delle addizionali Irpef, e gli italiani pagano una vera e propria tassa occulta. E' quanto emerge da un'indagine condotta dall'Adnkronos consultando i bilanci dei comuni italiani. I numeri nazionali, del resto, sono inequivocabili: nel 2008 sono state staccate 12,6 milioni di multe, 1.427 all'ora e 24 al minuto. Ogni italiano munito di patente ha pagato in media 76 euro mentre ogni vigile ha compilato verbali per 43 mila euro. . In prospettiva, il fenomeno è destinato a crescere ancora. Le entrate per le infrazioni degli automobilisti sono infatti una voce irrinunciabile per far quadrare i conti e le amministrazioni comunali indicano in bella evidenza il gettito previsto per i prossimi esercizi nei bilanci di previsione. Una cifra, sempre crescente, che viene stimata tenendo conto delle entrate degli anni precedenti e, soprattutto, delle voci di spesa da compensare. Ormai è un trend consolidato, al Nord e al Sud del Paese. Il comune di Verona dalla voce 'sanzioni al codice della strada' conta di incassare quest'anno 13 milioni e 200mila euro contro i 10 milioni del 2009. Ci sono 3,2 mln in più che gli automobilisti, che siano o meno effettivamente indisciplinati, dovranno comunque versare nelle casse comunali. Il comune di Salerno prevede un aumento del gettito delle multe che passa dagli 11 milioni del 2009 ai 15 milioni del 2010. Il tutto, continuando a mantenere inalterate le tasse.Passando dai comuni più grandi a quelli più piccoli, scendono i numeri in valore assoluto ma si conferma il fenomeno. Per il comune di Lugo, in provincia di Ravenna, è di 800mila euro la cifra che si prevede di incassare nel 2010 dalle multe dovute a violazione del codice della strada, quando nel 2009, a bilancio non ancora chiuso, si prevede un incasso di 775.000 euro. Gettito che crescerà leggermente nel 2011, attestandosi a 850mila euro, e nel 2012, raggiungendo gli 860mila euro. In totale, nel triennio 2010-2012, le multe per violazioni del codice della strada dovrebbero fruttare alla casse comunali 2,51 mln.Un meccanismo che, inevitabilmente, induce a forzare la mano quando è necessario. Cosa avviene quando al 30 giugno le multe effettivamente incassate sono inferiori alla cifra indicata nei bilanci di previsione? Parte l'ordine perentorio, 'più vigili in strada e più multe'. In tutti i bilanci dei principali comuni italiani, andando a scomporre il flusso delle entrate da sanzione del codice della strada, si evidenzia un aumento consistente delle multe comminate nella seconda parte dell'anno.La legge, nello specifico l'articolo 208 del Codice della Strada, prevede che i proventi delle multe vadano reinvestiti in attività a favore della sicurezza e della prevezione degli incidenti stradali. Una prescrizione che viene spesso disattesa. Come evidenzia uno studio della Fondazione Caracciolo dell'Aci sui 'Piccoli comuni e polizie locali': "il 50% dei Comuni non utilizza le risorse derivanti da suddetti proventi come previsto per legge". Una prassi che, si fa notare, propone due osservazioni: "da un lato non ha torto chi ritiene che i comuni utilizzino le sanzioni per far fronte a mere esigenze economiche ben diverse dagli interessi che le violazioni accertate intendevano invece tutelare; dall'altro puo' risultare invadente la presenza della politica sulla amministrazione e assai scarsa è la risposta che quest'ultima è in grado di proporre se si sottolinea la mancata notizia di denunce alla Corte dei Conti per una non corretta applicazione dell'articolo 208 del Codice della Strada". Altrettanto evidente è la mancata applicazione della direttiva Maroni, del 14 agosto 2009, che impone di installare gli autovelox su strade ad alto rischio di incidenti.Le amministrazioni comunali possono contare anche sulla 'complicità' delle nuove tecnologie. Ma se autovelox, laser e fotocellule aumentano il gettito potenziale, cresce anche il rischio di vere e proprie truffe ai danni degli automobilisti. Come nel caso dei sensori collocati sui semafori: la Cassazione, con una sentenza del 30 ottobre 2009, ha dichiarato nulle le multe in caso di assenza del vigile urbano. Ma continuano ad arrivare, puntuali, i verbali. Un esempio: basta aver oltrepassato un incrocio con il rosso scattato da 0,4 secondi, su una strada congestionata con la circolazione che procede a passo d'uomo, per subire una multa di 160 euro e la decurtazione di 6 punti sulla patente. I comuni, evidentemente, puntano molto sulla disinformazione, o anche solo sulla pigrizia, di chi rinuncia alla possibilità di fare ricorso.Dal 1 Gennaio 2009, sono anche aumentati gli importi previsti per violazione del Codice della stada:Divieto di sosta da 36 a 38 euro Divieto sosta con pericolo da 74 a 78 euroEccesso velocità fino a 10 Km/ora da 36 a 38 euro Eccesso velocità tra gli 11 ed i 40 Km/ora da 148 a 155 euro Mancato uso cinture sicurezza o seggiolini da 148 a 155 euro Sorpasso vietato semplice da 70 a 74 euroSorpasso vietato con pericolo da 143 a 150 euroSorpasso vietato con veicoli pesanti da 281 a 295 euro Passare col semaforo rosso da 143 a 150 euroViolazione generica della segnaletica da 36 a 38 euro Mancata precedenza a incroci da 143 a 150 euro Guida in stato ebbrezza da 500 a 12.000 euroGuida sotto effetto stupefacenti da 1.500 a 12.000 euro
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jaramillo Primo capitano
Numero di messaggi : 1238 Encomi : 7177 Data d'iscrizione : 01.09.09 Età : 51 Località : cittadino del mondo
Titolo: Re: Le notizie di jara Dom 31 Gen 2010 - 13:41
Roma, 25 gen. (Adnkronos) - Una quindicina di dipendenti della Camera dei deputati, secondo quanto apprende l'ADNKRONOS, sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati da parte della Procura della Repubblica di Roma per truffa ai danni dello Stato e falso. I dipendenti di Montecitorio, sempre secondo quanto si è appreso, sarebbero riusciti ad eludere il sistema elettronico di rilevazione delle presenze sui luoghi di lavoro, inserendo badge di servizio non a loro assegnati. L'inchiesta della magistratura sarebbe scattata dopo che l'amministrazione della Camera, insospettita da anomalie nelle timbrature, ne avrebbe verificato la sussistenza ed avrebbe quindi sporto denuncia all'Autorità giudiziaria. Le indagini della magistratura avrebbero quindi portato all'individuazione dei dipendenti che lasciavano il Palazzo durante l'orario di lavoro.
jaramillo Primo capitano
Numero di messaggi : 1238 Encomi : 7177 Data d'iscrizione : 01.09.09 Età : 51 Località : cittadino del mondo
Titolo: Re: Le notizie di jara Dom 31 Gen 2010 - 18:02
jaramillo Primo capitano
Numero di messaggi : 1238 Encomi : 7177 Data d'iscrizione : 01.09.09 Età : 51 Località : cittadino del mondo
Titolo: Re: Le notizie di jara Dom 31 Gen 2010 - 18:10
mi ricordo che quando vidi il primo documentario su come allevavano i polli ed i tacchini......... che schifo......
jaramillo Primo capitano
Numero di messaggi : 1238 Encomi : 7177 Data d'iscrizione : 01.09.09 Età : 51 Località : cittadino del mondo
Titolo: Re: Le notizie di jara Dom 31 Gen 2010 - 18:15
questo mi fa incazzare, scusate il termine, ma come quando venne lo tzunami qualche anno fa, questi animali riecono ad arrivare prima dei soccorsi, io li ammazzerei a calci, e so io dove.......
Port-au-Prince, 31 gen. (Adnkronos/Ign) - La polizia di Haiti ha arrestato 10 cittadini statunitensi che stavano portando 33 bambini fuori dal Paese senza autorizzazione. Secondo le autorità haitiane il gruppo è stato bloccato in una zona di confine con la Repubblica Dominicana. "L'idea era di portare i bambini in una zona dove potevano ricevere cure, cibo e vestiti", si è difesa Silsby Laura Lavonne, che guidava la spedizione, spiegando di aver acquistato una proprietà a Santo Domingo dove intende costruire un orfanotrofio per i bambini rimasti soli nel terremoto del 12 gennaio. "Siamo venuti ad Haiti per aiutare ancora chi non aveva più nessuno - ha detto Laura Silsby, difendendo il piano della sua associazione, New Life Children's Refuge, organizzazione religiosa dell'Idaho - siamo fiduciosi e preghiamo perché la verità venga alla luce".Secondo i 10 americani, 5 uomini e 5 donne, i piccoli non avevano passaporto mentre un funzionario diplomatico statunitense ha dichiarato alla Cnn che il gruppo ha commesso una leggerezza non chiedendo l'autorizzazione al governo haitiano, ma ha escluso intenzioni criminali. "Sembra che l'orfanotrofio dei bambini fosse stato danneggiato e così stavano trasferendo i bambini in una loro struttura nella Repubblica Domenicana, ma non hanno chiesto il visto d'uscita", ha detto."Il nostro gruppo è stato arrestato erroneamente e noi stiamo facendo tutto il possibile per chiarire l'equivoco avvenuto a Port au Prince", si legge sul sito della chiesa battista dell'Idaho cui fanno capo i 10 arrestati.Da parte loro le autorità haitiane hanno detto che ora interrogheranno i bambini per stabilire se hanno ancora familiari cui essere affidati. "Quando sono arrivati, alcuni di loro piangevano e dicevano 'vogliamo i nostri genitori''', ha dichiarato Jeanne Bernard-Pierre, direttore generale dell'Istituto per gli Affari sociali. Edwin Paraison, ministro degli haitiani all'estero, ha ribadito che i minori possono lasciare il paese solo con il permesso del ministero per gli Affari Sociali. "A prescindere da ogni valutazione dell'intenzione dei fermati, siamo di fronte ad una violazione della legge", ha detto.I 33 bambini sono stati trasferiti in un orfanotrofio a Port au Prince. Mentre i rappresentanti dell'ambasciata americana hanno visitato gli americani detenuti in una prigione nei pressi dell'aeroporto della capitale. I 10 hanno affermato di stare bene e di essere stati trattati bene. Nelle settimane successive al sisma il governo haitiano e l'Unicef hanno denunciato la scomparsa di bambini, probabilmente vittime di un traffico per adozioni illegali.
jaramillo Primo capitano
Numero di messaggi : 1238 Encomi : 7177 Data d'iscrizione : 01.09.09 Età : 51 Località : cittadino del mondo
Titolo: Re: Le notizie di jara Dom 31 Gen 2010 - 18:17
Roma, 31 gen. - (Adnkronos) - Crescono le imprese guidate da immigrati nel nostro paese. Nei primi 9 mesi del 2009 sono stati poco meno di 29.000 (per l'esattezza 28.622) gli stranieri che hanno aperto un'impresa individuale iscrivendo i loro nomi nei registri delle Camere di commercio (71 in più rispetto ai primi 9 mesi del 2008), mentre 19.485 sono stati quelli che hanno chiesto di cancellarlo (3.238 in più dello dell'anno scorso). E' quanto emerge -apprende l'Adnkronos- dalla rilevazione trimestrale condotta per conto di Unioncamere da InfoCamere, la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane. Il saldo dei primi nove mesi del 2009 è dunque in attivo risultando pari a 9.137 unità (per lo stesso intervallo di tempo dello scorso anno è stato di 12.304). Anche sugli immigrati si fa sentire l'effetto negativo della crisi con un aumento delle cessazioni del 19,9%. La relativa frenata della vitalità degli immigrati, comunque, non colpisce le aperture, aumentate dello 0,2% rispetto ai primi nove mesi del 2008.
Dal punto di vista territoriale è la provincia di Milano che, nei primi nove mesi del 2009, ha fatto registrare il più alto numero di iscrizioni di imprese con titolare immigrato con 2.239 unità seguita da Roma (1.905 imprese) e Torino (1.372). Enna (17 unità), Oristano (22) e Isernia (31) sono invece le province con il minor numero di iniziative individuali avviate nel corso dei primi nove mesi del 2009. E' da notare che in termini di saldo tra nuove aperture e chiusure è la Capitale che sale sul gradino più alto del podio con quasi 1.000 nuove imprese in più nel periodo (+971 unità), seguita da Torino (+566) e da Prato (+475).Quasi la metà (per l'esattezza il 48,6%) di tutte le nuove iscrizioni dei primi tre trimestri del 2009 si devono ai cittadini di tre paesi: nell'ordine, si tratta di Cina (5.352 i titolari nati nell'impero di mezzo, il 18,7% delle nuove iniziative), Marocco (5.143) ed Albania (3.439). Le nuove aperture si concentrano per il 39% nel commercio (11.122 unità), segue il contributo del settore delle costruzioni (7.863 nuove aperture) e, più a distanza, quello delle attività manifatturiere (3.930).
jaramillo Primo capitano
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Titolo: Re: Le notizie di jara Dom 31 Gen 2010 - 18:29
jaramillo Primo capitano
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Titolo: Re: Le notizie di jara Dom 31 Gen 2010 - 18:34
da: http://www.beppegrillo.it/
Nel 2008 gli Stati salvarono le banche dal fallimento, quelle stesse banche che avevano causato la crisi. Da allora è iniziato un domino mondiale. Dalla crisi finanziaria durata qualche mese, il tempo necessario per iniettare liquidità nelle banche, si è passati alla crisi economica con effetti a catena. Chiusura delle aziende, licenziamenti di massa, calo dei consumi, crollo del valore del mercato immobiliare, diminuzione del gettito fiscale. Per evitare il collasso gli Stati hanno usato il debito pubblico. Hanno indebitato i cittadini in modo inconsapevole (il debito pubblico nell'immaginario è sempre di qualcun altro), prima per tenere in vita le banche, poi per le spese correnti. L'innalzamento del debito ha avuto come effetto l'aumento degli interessi che gli Stati devono pagare a chi ha comprato le nuove emissioni di titoli. Gli interessi sono un cappio al collo dello sviluppo del Paese. Più interessi dal debito, meno capacità di politica economica. Più cresce il debito, più i tagli allo Stato sociale sono l'unica soluzione possibile. Se uno Stato, prima della crisi, aveva un alto debito pubblico, ha dovuto indebitarsi oltre il punto di non ritorno. La domanda che tutti si pongono è: "Quando si raggiunge il punto di non ritorno?". E' semplice, quando nessuno compra più i titoli di Stato. In mancanza di compratori lo Stato deve dichiarare bancarotta, va in default, non paga gli stipendi ai dipendenti pubblici e le pensioni. Un'altra domanda che ci si deve porre è: "Quali Stati hanno più probabilità di fallire?". Anche in questo caso la risposta è semplice, quelli che oltre a un grande debito pubblico pre crisi e a un suo forte incremento post crisi hanno diminuito la loro capacità produttiva. Producono di meno (il cosiddetto PIL) e, allo stesso tempo, aumentano il loro debito. Nell'UE gli Stati con queste caratteristiche sono almeno tre: Grecia, Italia e Spagna. Grecia e Italia sono accomunate dalla stessa strategia, vendere il loro debito agli Stati extra UE, in quanto la UE non riesce a soddisfare l'offerta continua di Temorti e di George Papandreou. Tremorti ha venduto il nostro debito in Cina lo scorso mese, curiosamente, dato che il debito è nostro, non sappiamo il valore della vendita. La Cina con il debito ha comprato una parte della nostra sovranità nazionale, forse Termini Imerese o scivoli privilegiati per il commercio estero. Anche la grande Cina ha però i suoi limiti e, dopo aver digerito Tremorti, non ha acquistato i 25 miliardi di euro di titoli greci proposti la scorsa settimana dalla Goldman Sachs. A Davos stanno discutendo dell'economia mondiale le stesse persone che hanno provocato la più grande bolla degli ultimi 150 anni. Circola una domanda: "Fallirà prima l'Italia o la Grecia?". Gli investitori internazionali hanno già dato una risposta tecnica. I titoli di Stato dei Paesi a rischio sono coperti da un'assicurazione sul loro fallimento detta CDS, Credit Default Swap. L'Italia è prima assoluta, con molte lunghezze sul secondo in classifica. La Grecia è solo quinta. Alla catastrofe con ottimismo.
jaramillo Primo capitano
Numero di messaggi : 1238 Encomi : 7177 Data d'iscrizione : 01.09.09 Età : 51 Località : cittadino del mondo
Titolo: Re: Le notizie di jara Dom 31 Gen 2010 - 18:41
Borse, euro e riforme: il braccio destro di Roubini "legge" il 2010 e dice...
di Marcello Foa
A inizio settimana avevamo chiesto ai lettori del giornale.it e del mio blog, il Cuore del Mondo, di inviarci delle domande da porre al braccio destro di Roubini, l'economista Arnab Das. La vostra risposta è stata straordinaria: abbiamo ricevuto una cinquantina di email. E vi ringraziamo davvero di cuore. Come potete facilmente immaginare, non siamo riusciti a progli tutte le domande, perché avevamo a disposizione circa 45 minuti, ma ho cercato di sintetizzare i temi di maggiore interesse. Arnab Das, responsabile delle Ricerche e delle analisi di mercato di Roubini Global Economics, era a Milano giovedì, invitato da Aberdeen Asset Management Italia, nota società d'investimento patrimoniale. Questa la versione integrale che ha concesso al Giornale e ai suoi dinamici e propositivi lettori. Grazie a tutti voi!
Partiamo dalla Grecia alla prese con la crisi di bilancio. La Bce ha scelto la linea dura. A torto o a ragione? «Direi a ragione. Oggi la Grecia non è l'unico Paese europeo ad avere questi problemi. Se venisse salvato dalla Bce o ricevesse finanziamenti privilegiati dalla Ue, gli altri direbbero: perchè Atene si e noi no? L'Irlanda ad esempio ha già tagliato del 20% le spese pubbliche. I greci non hanno scelta: devono trovare da soli, con grandi sacrifici, il modo per ridurre un deficit schizzato al 12,5% e che fino a pochi mesi fa era fermo al 3,5%». E cosa prevede per le prossime settimane? «La crisi in Grecia si inasprirà nel breve e lo spread con il Bund aumenterà. Il mercato continuerà a mettere alla prova l'impegno greco, quando ci sarà pieno serio di Atene, lo spread diminuirà. Sullo sfondo c'è un altro problema: quello della competitività. Negli ultimi anni l'economia locale non è cresciuta molto e non sono state fatte riforme strutturali per garantire flessibilità all'economia, necessarie da quando i tassi di cambio sono fissi. Anche l'Irlanda è in crisi, ma perlomeno per un decennio era cresciuta più del mondo. Inoltre bisogna considerare la Germania, che dopo riunificazione ha affrontato deflazione dolorosa ma necessaria. Oggi non può dire alla Grecia: vi accordiamo uno sconto». L'uscita della Grecia dall'euro è concepibile? «L'unione monetaria non contempla un'exit strategy. Se la Grecia dovesse andarsene, dovrebbe ridenominare il debito nella nuova dracma, i tassi schizzerebbero alle stelle. Ci sarebbe il caos. E dunque un effetto domino: altri Paesi finirebbero sotto pressione. Rischieremmo una crisi simile a quella della Lehman. Ma quella di Atene per l'euro è solo una battaglia, la guerra non è ancora vinta». Che cosa intende? «La storia dimostra che nessuna unione monetaria è durata senza unità politica e fiscale. Può darsi che l'euro rappresenti l'eccezione, ma solo se i Paesi continueranno a rispettare Maastricht. Anche la California è in bancarotta, e la California pesa molto più della Grecia, ma non è uno Stato sovrano e il governo federale può soccorrerla trasferendo fondi. L'Eurozona invece non ha questa flessibilità. Dunque la crisi in Grecia sta mettendo in luce i limiti dell'euro». Roubini da giorni avverte: attenti alla crisi del debito pubblico europeo. Anche di quello italiano? «No, avete da tempo un debito enorme, ma siete diventati virtuosi. In questa crisi siete riusciti a mantenere i conti sotto controllo e il deficit è aumentato molto meno di altri Paesi. In più avete un basso indebitamento delle famiglie e non c'è stata la bolla dei mutui. I problemi sono altrove». E dove? «Il debito di Francia e Germania è cresciuto molto, ma sono in grado di assorbirlo. I Paesi a rischio sono Irlanda, Spagna e Portogallo; oltre alla Grecia, naturalmente». Anche Gran Bretagna e Usa si sono indebitati... «Ma possono stampare moneta. E anche giocare con la leva fiscale, aumentando le tasse, mentre in Europa la pressione fiscale è già molto alta. La Banca d'Inghilterra ha salvato il sistema bancario stampando moneta, per questo la sterlina è crollata. Ora il rischio è l'inflazione. Anche negli Usa i problemi saranno sempre più seri se non ci saranno correzioni, ma in entrambi Paesi dibattito è già su come gestire il deficit. Si parla di investimenti da tagliare, della questione fiscale. Obama lo ha ribadito nel discorso sullo Stato dell'Unione. La coscienza del Paese è cambiata». Nel 2009 il pessimismo dilagava, e Roubini vedeva nero., Invece i mercati... «Roubini ha visto per primo e giustamente la crisi finanziaria americana e il suo rischio sistemico. Ci ha azzeccato nel 2007 e nel 2008. ha avuto la vista molto lunga. Nel 2009 abbiamo sottovalutato l'impatto degli stimoli fiscali e monetari. I mercati sono andati bene, ma siamo convinti che la ripresa del mondo occidentale sarà anemica. E dunque cosa aspettarsi nel 2010? «Non sarà come le altre recessioni del dopoguerra. Nonostante rally recente resta un'enorme distruzione di ricchezza, considerando l'immobiliare e l'azionario, di circa del 40%.Il problema è che il livello di indebitamento complessivo non è sceso, perché gli Stati sono messi peggio. Il debito pubblico ha sostituito quelli bancari e privati. Fannie e Freddie sono stati di fatto nazionalizzate. Anche se non c'è crisi sui titoli di Stato dell'America e dei grandi Paesi occidentali, il debito peserà a lungo sulle economia occidentali. Due ipotesi. Crescita lenta o più inflazione e tassi più alti». I nostri lettori chiedono consigli pratici per investire i propri risparmi... «I margini per una crescita ulteriore dei mercati oggi sono ridotti. Nel 2009 le Borse sono salite grazie ai piani di stimolo e ai tagli dei posti di lavoro. I primi si stanno esaurendo. Tagliare posti è logico e ti permette di difendere gli utili nel breve periodo, ma ha un limite. Non si può farlo per sempre. E ha un costo molto alto: più tagli, più danneggi l'economia reale, più ritardi la ripresa, tagliano i redditi delle famiglie.Da ora la crescita del S&P dipenderà dall'aumento del Pil. Sui mercati prevedo più volatilità con un alto rischio di correzioni. Per la prima parte dell'anno, vedo gli asset americani più brillanti degli altri Paesi industrializzati e dollaro più forte. Ma dopo calo. Per i mercati emergenti il contrario, siamo ottimisti sul secondo semestre. e i secondi non possono proseguire all'infinito. Dunque solo l'aumento del Pil potrebbe sostenere gli indici, ma secondo noi la ripresa sarà anemica». La Cina è un mistero: crede al rischio di una bolla? «Sì, il problema è che la Cina non può far raffreddare l'economia. Il suo modello richiede alti tassi di crescita perché altrimenti emergerebbero forti problemi sociali, di disoccupazione, e in ultima analisi di stabilità politica. E dunque deve tenere il remimbi ancorato al dollaro. Ma questo perpetua le distorsioni. Per continuare a difendere il tasso di cambio deve incrementare di molto le riserve e in questo modo alimenta la corsa sia dell'immobiliare che borsistica. Se non lasci fluttuare il remimbi il rischio di bolla aumenterà. E' già capitato negli Usa negli anni Venti e in Giappone negli anni Ottanta. Scenario: Bosa sale ancora alle stelle, poi crash e deflazione.Non è problema immediato, ma nemmeno lontanissimo». La crisi finanziaria è stata superata davvero o è stata solo camuffata? «Oggi non c'è più il rischio di fallimento grandi banche, ma le passività sono ancora enormi, noi le stimiamo a 1 trilione di dollari; inoltre l'immobiliare commerciale è un problema negli Usa e in Europa. Dunque non sono ancora in grado di prestare soldi ai privati e alle aziende». La gente ha impressione che non ci sia più correlazione tra l'economia reale e quella finanziaria. Come riequilibrare la situazione? «Lo scollamento tra andamento degli indici e la disoccupazione o la crescita del Pil è tipico dei cicli economici. Questa volta però siamo in una situazione davvero particolare. PerchÉ il sistema bancario è stato salvato dallo Stato e perché la disoccupazione e di lungo periodo. Inoltre è passato il concetto "tto big to fail". Se sei grande o capace di condizionare il sistema in caso di problemi sarai salvato dallo Stato, il che incoraggia comportamenti irresponsabili. Dunque per rispondere alla sua domanda occorrono delle riforme in profondità» Le riforme proposte dal consigliere di Obama Paul Volcker la convincono? «Sono un passo nella giusta direzione. Sbaglia chi critica le misure contro gli Hedge Funds e le altre misure, sostenendo che non hanno provocato la crisi.Basta anadare a vedere cos'è successo a Bear Sterns. Ma non bastano. Che cosa suggerisce? «Bisogna separare di nuovo le banche di investimento da commerciali. E' importante ricordare che negli anni del Glass Steagle Act molte banche sono fallite, ma nessuna di queste ha provocato rischi sistemici, mentre prima e dopo questa legge ci sono stati fallimenti distruttivi. Glass Steagle dà stabilità e riduce rischi. Inoltre: bisogna esaminare attentamente l'nterconnettività. Basta too big to fail. Va ristrutturato anche il sistema bancario ombra. Dunque: rafforzare la singola banca e chiarire chi ha diritto alla rete di supporto e chi no. Banche di deposito possono essere soccorse, le altre no. Le banche commerciali non devono usare le proprie risorse per finanziarie le "banche ombra". E' un processo che richiederà anni». E nel frattempo che cosa sarebbe necessario per rilanciare l'economia? «Si potrebbe uscire solo con nuova rivoluzione tecnologica, ecologica, bio tech, eccetera. Ma queste sono cose che un governo difficilmente può creare, lo Stato può agevolare certi sviluppi con legislazioni particolari e rendendo l'economia più dinamica e flessibile. Ma negli Usa e ancor di più in Europa si va nella direzione opposta: più protezione lavoratori, più stato sociale, più tasse, meno spese pubbliche eccetera. Dunque rendendo la rivoluzione tecnologica molto più difficile. L'unica buona notizia è che nel mondo ci sarà più stabilità, e una minor volatilità del Prodotto interno lordo».