Come promesso continua per la serie
VERITA' NASCOSTE, la seconda parte (la prima la trovate nella stessa pagina poco sopra) del libro del
monaco guerriero Draco Daatson: Il libro di Draco Daatson – Parte II Di Salvatore Brizzi
Fonte: La Porta d'Oro
Mmm... bene... la scena è più o meno questa:
ci sono io sulla mia auto ferma, sono seduto al posto di guida e sto
piangendo come un agnello che si appresta a festeggiare la Santa
Pasqua, con la testa riversa sul volante.
Il passeggero al mio fianco che mi accarezza dolcemente la testa è
Victoria Ignis, una donna sui quarant’anni, capelli corvini, mossi e
lunghi fin sotto le spalle, un corpo formoso e un naso leggermente
aquilino, segno di intelligenza acuta e forza sessuale... ma allora io
queste cose ancora non le sapevo e per me lei era solo una donna
incredibilmente attraente nonostante non mi ricordasse nessuna ‘velina’
in particolare.
Mentre le mie lacrime bagnavano il volante lei mi ripeteva con tono
caldo e materno – totalmente differente da quello usato nemmeno un’ora
prima – un’unica domanda:
Chi sei tu?E intanto proseguiva nell’accarezzarmi i capelli sulla nuca.
Chi sei tu?E lo chiedeva come se non si aspettasse una risposta, come se la
risposta non avesse alcuna importanza né per me né tantomeno per lei. E
mentre lei pronunciava quelle parole all’esterno, io mi ripetevo
all’interno: “Chi sono io?” “Chi sono io?” “Chi sono io... ma,
soprattutto, chi se lo sta chiedendo?” Ragazzi... c’era da diventar
matti.
Chi sei tu?Lei continuava a recitare quello che all’inizio mi sembrava uno stupido
mantra, mentre dentro di me – tra un singhiozzo e l’altro – si
insinuava il terribile sospetto che l’unico aspetto fondamentale della
questione, forse... molto probabilmente... si trovava nella domanda
stessa, non nella risposta.
“Chi sono io?” Mi chiedevo. E qualcosa stava scattando dentro di me. Un sottile click.
Era come se la risposta consistesse nel porre la domanda con il giusto tono di voce, con la giusta profondità.
“La risposta è la domanda stessa posta dalla corretta prospettiva.” Era una delle frasi di Draco Daatson.††† ††† †††
...ma facciamo un passo indietro. Meno di un’ora prima stavo guidando sull’autostrada...
Perché non guidi?La voce di Victoria Ignis, seduta accanto a me sulla mia auto, andò a
tagliare come una lama il filo dei miei pensieri. Sussultai.
Perché non guidi?Ripetè subito dopo.
“Sto guidando. Non lo vedi?” Risposi senza crederci nemmeno io.
Non stavi guidando, stavi dormendo avvolto da una coltre di pensieri.
Chiediti piuttosto chi o cosa guidava al posto tuo mentre tu dormivi
mollemente adagiato sull’attività meccanica della tua mente. Dov’era il
Padrone di casa?“Stavo pensando. Pensavo a qualcosa d’importante: domani devo
incontrare il responsabile dell’agenzia interinale per cui lavoro. È
una cosa che mi preoccupa e voglio arrivarci preparato.”
Un istante dopo aver parlato mi pentii mille volte di averlo fatto.
Realizzai di aver appena pronunciato una di quelle frasi che
scatenavano le ire di Victoria Ignis. Conoscevo fin troppo bene la sua
RABBIA CONTROLLATA. Ciò che diceva in quelle occasioni, senza gesti di
nervosismo o fastidio, senza far uso di atteggiamenti aggressivi...
andava comunque a scuotere tutto il mio essere e rimaneva in qualche
modo registrato nella mia carne.
Avvicinò il suo volto al mio profilo. Io restai con lo sguardo fisso
sulla strada e mi guardai bene dal voltarmi per non incrociare il suo.
Ero cosciente delle lingue di fuoco che potevano uscire da quegli occhi.
Sentivo il suo alito dentro il mio orecchio destro.
Tu... stavi... pensando?Disse scandendo bene le parole, in un tono che percepii ironico. Non
aveva alzato la voce, non si era alterata, tutt’altro: sussurrava. Ma
questo rendeva ancora più penetranti e insopportabili le sue parole.
Non osare mai più attribuirti la capacità di pensare. Tu non sai come
si fa a pensare. Per poter pensare ci deve essere QUALCUNO che pensa,
mentre dentro di te, dentro questo corpo, dentro questa scimmia vestita
a festa... non abita nessuno. Immagini e frasi che compaiono nella
mente non costituiscono vero pensiero. Se non lo domini, se non puoi
interromperlo quando vuoi, allora non sei stato tu a pensarlo.
“Non basta udire una voce nella testa per essere un Pensatore!” Diceva Draco Daatson.Non stavi guidando, perché non eri presente, non eri qui-e-ora. Mentre
una parte meccanica di te si occupava della guida tu eri identificato
con l’attività di un tuo organo, la mente. È come essere nel fegato o
in un rene. Ogni organo svolge un’attività, la mente pensa, ma non per
questo devi credere a ciò che dice più di quanto non crederesti al tuo
fegato se dovesse cominciare a parlarti.
E non stavi nemmeno pensando in maniera consapevole. Semplicemente non
eri in casa e in tua assenza la mente ha cominciato a vagare
immaginando un ipotetico futuro. Nulla di tutto questo lo hai voluto tu.
Tu credi che la tua mente sia il tuo migliore amico, ascolti ciò che ti
racconta di te e degli altri... e le dai ragione. Ne hai fatto il tuo
consigliere più fidato. Non è vero, la mente non potrà mai essere tua
amica. È il tuo peggior nemico in quanto ti domina e ti trascina in due
zone della coscienza che non esistono: il ricordo del passato e
l’anticipazione del futuro. Il tuo peggior nemico, in verità l’unico
tuo nemico, si nasconde proprio dove non penseresti mai di guardare.
Non conosci la vita senza di lei, non riesci nemmeno a immaginare una
vita senza di lei.
Il rapporto fra te e la tua mente non è paritario: lei ti possiede.
Quando la dominerai diverrà il tuo miglior servitore... servitore...
non amico. Un demone può diventare tuo servitore, non tuo amico.
Sei un drogato che condivide una terribile dipendenza con tutti quelli
della sua specie: la dipendenza dalla VOCE NELLA TESTA. Ma sappi di
appartenere a una specie in estinzione formata da sonnambuli incapaci
di pensare, sentire, amare. Se non evolvi entro pochi anni sarai
vomitato fuori dalla storia del pianeta insieme agli altri della tua
specie, per lasciare spazio a un essere più evoluto che ha già
cominciato a manifestarsi: l’Uomo Verticale.
A un certo punto giungemmo al casello autostradale. Presi il biglietto dal portadocumenti e lo consegnai all’impiegato.
“4500 lire.”
Stavo cercando i soldi nel portafogli quando dalla mia destra giunse come una fucilata la voce di Victoria Ignis:
Chiedigli uno sconto.Raggelai. Mi voltai, la guardai negli occhi: era seria.
Fatti fare uno sconto o il nostro rapporto finisce qui, oggi. Devi scegliere: vuoi continuare questo percorso oppure no?
Riflettei per qualche secondo. Deglutii e mi rivolsi all’impiegato che era in attesa:
“Non è che potrebbe gentilmente farmi uno sconto?”
“Uno sconto? – la faccia da impiegato dell’uomo produsse una smorfia
simile a un sorriso – Beh... se me ne paga tre, le posso fare un tre
per due!”
Era più sveglio e ironico di quando non sembrasse a un primo sguardo.
Protese la mano per ricevere i soldi e restò in attesa. Io mi voltai
verso la mia passeggera con uno sguardo implorante, ma lei restò
inamovibile.
“Non sto scherzando. – continuai rivolto all’impiegato – vorrei uno sconto sulle 4500 lire. È possibile?”.
L’uomo capì di avere a che fare con un sempliciotto, magari piovuto da
chissà quale campagna e acquisì un tono più serio: “Mi dispiace signore
ma ai caselli non possiamo fare sconti. Sono 4500 lire.”
“Vede... la mia situazione è questa: io non posso andare via se lei non mi fa uno sconto anche minimo.”
Mentre parlavo mi vergognavo come non mai. Intanto qualcuno nella vettura dietro di noi aveva cominciato a strombazzare.
“Allora mi sta prendendo per i fondelli! Io sono qui a lavorare e
dietro di lei c’è una coda di macchine. Se non paga e se ne va da qui,
le assicuro che la linciano.” Disse alzando un po’ la voce.
“Voglio solo uno sconto.”
“Ooooh... ma sei scemo?! – l’impiegato era repentinamente passato da un
“lei” di circostanza a un più confidenziale “tu” – Se non paghi chiamo
una pattuglia dei carabinieri!”
Restò immobile a fissarmi. Mi guardava come si guarda un povero malato
di mente che insiste nel volere qualcosa che non solo è impossibile da
ottenere, ma che non dovrebbe nemmeno essere voluto.
Ecco... adesso stava arrivando lei... la sentivo crescere dentro di me
come una creatura aliena che si faceva spazio nella mia pancia... la
riconoscevo... era la PAURA... la paura di non essere accettato, la
paura di fare o dire qualcosa di non previsto dalla società. La paura
di essere scambiato per un pazzo, per uno scemo, per un imbranato, per
un diverso. La paura di non fare la cosa giusta al momento giusto, la
paura di non essere approvato, di non riuscire a passare inosservato,
la paura di non essere nella media.
Com’è bello e rassicurante sentire la pacca sulla spalla della società
–
Com’è rasserenante sentirsi folla.
Com’è semplice non opporre resistenza al contagio della mediocrità.
disse Victoria Ignis con tono più dolce –
Com’è confortante
l’approvazione degli altri. Fare la spesa al supermercato e sentirsi
una persona normale che fa cose normali... che non deve giustificare
nulla, perché non sta facendo nulla che non sia previsto.
Ma tu un giorno dovrai spiegare agli altri l’assurdo, parlare di ciò
che è scomodo, spezzare i sigilli dell’ipnosi. Come speri di poterlo
fare se ti vergogni di dire qualcosa di non previsto a uno sconosciuto
sull’autostrada?Le sue parole in quel momento apparirono come una condanna.
Paga e andiamo via.
Feci in tempo ad accostare l’auto sulla destra, nello spiazzo subito
dopo il casello. La mia testa si riversò sul volante senza chiedermi il
permesso e cominciai a piangere come un agnello che si appresta a
festeggiare la Santa Pasqua.
Victoria Ignis, con un fare materno, pieno di quell’amore che quando
voleva poteva dispensare a fiumi, cominciò ad accarezzarmi
delicatamente la testa...
Chi sei tu?††† ††† †††
“Parlami della setta dei Senza Sonno. Fammi ancora respirare quella
Forza che viene da lontano, fammi battere il Cuore in petto, fammi
sognare di uomini e donne valorosi, di esseri non ancora sporcati dalla
pochezza moderna. Impregna il mio spirito con la potenza del Mito. Ti
prego... parlami di loro.”
E sia. Ti narrerò dei Senza Sonno, coloro che detenevano la conoscenza del FuocoFisso...
Continua...