Vento di mafia
di Fabrizio Gatti
Il business dell'eolico. Il ricco
bottino dei fondi pubblici. Nel mirino di imprenditori legati alle
cosche. E di faccendieri. In Sardegna è partito l'assalto all'industria
dell'energia pulita Ci siamo giocati anche la Sardegna. Stanno
cadendo uno dopo l'altro
gli ultimi territori liberi dalla mafia. Gli interessi di
imprenditori in contatto con gli uomini di Cosa nostra sono
arrivati fin qui, nel cuore più antico dell'autonomismo.
Da queste parti gli amici degli amici non sparano. Vengono armati
di mappe meteorologiche, anemometri e soldi. Montagne di calcare e
granito rosso, di pascoli e sughereti sono state sventrate per
innalzare eliche e torri. Ovunque. L'entroterra incontaminato
dell'isola non sarà più lo stesso che abbiamo visto o sentito
raccontare. L'energia eolica regala elettricità pulita in tutto il
mondo. Non nell'Italia del malaffare certificato. Bastano 10 mila
euro per conquistare il diritto a demolire il paesaggio. È il
capitale necessario per costituire una piccola srl. E per
accaparrarsi poi le concessioni e i milioni di finanziamento
pubblico.
Si possono vedere all'opera a Cagliari amministratori di società
che a Napoli si occupano di noleggio di pedalò: in fondo si tratta
sempre di fonti alternative. Oppure capita di inciampare nelle
aziende del capitalismo nazionale. E scoprire che l'ex socio che ha
aperto la via del vento ai fratelli Gianmarco e Massimo Moratti è
stato condannato il 9 marzo a Palermo per corruzione. Con
l'aggravante di avere favorito proprio Cosa nostra. Si chiama Luigi
Franzinelli, 66 anni: ha disseminato l'Italia di pale e
piloni.
Bisogna percorrere le coste e i crinali esposti al maestrale. Dalla
provincia di Cagliari a quella di Sassari. Non si incontrano
soltanto burattinai che portano in Sicilia. Si finisce in mezzo
all'ultimissima inchiesta avviata dalla Procura di Roma su affari e
politica.
Al centro degli accertamenti per corruzione ci sono le attività di
Ignazio Farris, direttore generale dell'Agenzia
regionale sarda per la protezione dell'ambiente, nominato il 6
agosto 2009 dalla giunta di centrodestra di Ugo Cappellacci. E c'è
il lavoro dell'ex assessore ai Servizi sociali della provincia di
Cagliari,
Pinello Cossu (Udc). L'indagine
porta al progetto per un parco eolico nella zona industriale di
Cagliari e coinvolge pure l'ex assessore socialista al Comune di
Napoli,
Arcangelo Martino, l'imprenditore che ha
raccontato al 'Corriere della Sera' di avere presentato Silvio
Berlusconi a Benedetto Letizia, padre di Noemi, l'amica allora
minorenne del presidente del Consiglio.
E ancora altri nomi: il magistrato Pasquale
Lombardi e Flavio Carboni, 78 anni, il famoso faccendiere che in
Sardegna ha venduto Villa Certosa a Berlusconi. E che da decenni si
muove nelle ombre italiane, fuori e dentro i processi: dalla
bancarotta del Banco Ambrosiano all'omicidio di Roberto Calvi, ai
legami con i boss della banda della Magliana. Secondo le notizie
trapelate, Lombardi e Carboni parlano più volte al telefono dei
loro interessi sardi, dei contatti con il senatore Marcello
Dell'Utri, sotto processo per mafia a Palermo, e del coordinatore
del Pdl, Denis Verdini, già sotto inchiesta a Firenze per gli
appalti della Protezione civile. La corsa italiana alle energie
alternative al petrolio è soltanto all'inizio. Ed è facile
immaginare cosa si rischia con i progetti per il nucleare. Perché
proprio in Sardegna, per la sua tranquillità sismica, si prevede la
costruzione di una o più centrali.
L'ex socio del gruppo Moratti in contatto con la mafia verde ha
combattuto anni per trasformare lo splendido altopiano che separa
Ulassai da Perdasdefogu, nella provincia dell'Ogliastra. Il
risultato del lavoro di Luigi Franzinelli sono le gigantesche
eliche piazzate dappertutto lungo la strada provinciale 13. E altre
sorgeranno ancora. È il più grande parco eolico con 48 generatori
su un totale previsto di 96. Quando la nebbia primaverile si
dirada, da qui si vede il mare che bagna Arbatax, sulla costa
orientale. Ulassai è un paese di 1.500 abitanti appeso alle nuvole.
Una meta che grazie a Internet richiama speleologi e arrampicatori
dal Nord Europa per le grotte e le pareti di calcare a picco sulle
case. Perdasdefogu, 2.300 abitanti, è invece famosa per il vicino
poligono sperimentale interforze di Salto di Quirra e per gli
allarmi dopo l'esplosione di bombe e missili con uranio impoverito.
Tra i due paesi, 27 chilometri di pascoli. Prima dell'arrivo da
queste parti di Franzinelli c'erano soltanto secoli di pastorizia e
giornate di vento impetuoso.L'imprenditore viene condannato in primo grado poco più di un mese
fa dal giudice di Palermo, Daniela Troja. Due anni con rito
abbreviato: corruzione, aggravata dall'avere agevolato Cosa nostra.
Il processo riguarda la costruzione del parco eolico intorno a
Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Secondo l'accusa, i boss
hanno scelto e favorito la società Sud wind di Franzinelli. In
cambio di tangenti versate a un esponente locale di Forza Italia,
candidato alle Regionali del 2006. Condannato a un anno e 10 mesi
anche uno dei soci, Antonio Aquara, 52 anni, salernitano di Ottati.
Otto anni e quattro mesi per associazione mafiosa invece a Giovan
Battista Agate, 68 anni, fratello del boss massone Mariano. A
processo, funzionari del Comune di Mazara e imprenditori vicini al
capo dei capi, Matteo Messina Denaro.
Luigi Franzinelli è accusato di reati commessi tra il 2004 e il
2007. Quello che sfugge alle cronache giudiziarie è che proprio in
quegli anni Franzinelli e alcuni suoi familiari sono in affari con
Corrado Costanzo, l'attuale direttore finanziario della Saras di
Cagliari, il gruppo petrolifero dei fratelli Moratti. Insieme si
occupano della realizzazione del parco eolico di Ulassai per conto
della Saras. Né i Moratti né Costanzo, come risulta dall'inchiesta,
erano al corrente dell'attività in Sicilia dell'ex socio finito nei
guai per avere aiutato la mafia. E dal 2008 hanno interrotto ogni
rapporto con l'imprenditore e con i suoi familiari.
Quello di Franzinelli è il classico identikit dello 'sviluppatore':
una figura tutta italiana nell'affare delle energie alternative. Lo
sviluppatore è come un incursore: fonda o amministra società a
responsabilità limitata da 10 mila euro, si accaparra i terreni,
convince i Comuni, spiana la strada ai progetti, ottiene le
concessioni e alla fine cede la società o l'attività alle grandi
imprese che gestiranno i generatori e venderanno l'elettricità al
gestore del servizio elettrico nazionale. Una sorta di testa di
legno. E come per le più misteriose teste di legno, il passato non
è custodito in Sicilia ma al Nord. Franzinelli è nato in provincia
di Trento, a Molina di Ledro. Prima di diventare imprenditore
dell'energia, si fa notare come segretario della Cgil in
Trentino.
Negli atti dell'inchiesta sulla mafia di Mazara oltre alla Sud
wind, che non ha nessun legame con il gruppo Saras dei Moratti, si
accenna al suo ruolo di amministratore delegato nella Sarvent di
Cagliari. Questa è una srl da 10 mila euro costituita il 14 giugno
2001 da Franzinelli e da Antonio Aquara, il socio condannato con
lui a Palermo. Nel 2002 parte delle quote vengono vendute alla
Ensar srl, la società elettrica dei Moratti. E poco dopo, a
un'altra società del gruppo Saras, la Sardeolica nella quale
Franzinelli viene nominato amministratore delegato e Aquara
consigliere, accanto al presidente Corrado Costanzo. Nel 2003 la
Sarvent viene incorporata nella Sardeolica e scompare. E a fine
2004 Franzinelli e Aquara escono dal consiglio di amministrazione.
Nello stesso periodo però il gruppo dei Moratti costituisce a
Cagliari con Luigi Franzinelli e i suoi familiari una società di
progettazione nel settore eolico, la Nova Eolica srl, passata nel
2008 sotto il controllo totale del gruppo Saras. L'uscita dei
Franzinelli avviene proprio mentre l'imprenditore trentino è sotto
inchiesta per i rapporti con la mafia.
Alla fine del balletto di quote e cariche, la concessione sul
terreno comunale del parco eolico di Ulassai, finanziato dal fondo
europeo di sviluppo per un totale di 2.900 ettari, rimane alla
Sardeolica. Nel bilancio 2008 la società dichiara un giro d'affari
di 23 milioni e 800 mila euro grazie all'elettricità ricavata dal
vento e una produzione in grado di soddisfare il fabbisogno di 160
mila famiglie. Il Comune di Ulassai, per la concessione, incassa
ogni anno da Sardeolica 761mila euro. Il progetto ha creato 20
posti di lavoro. Ma le famiglie e le imprese del paese non hanno
nessuna agevolazione sui consumi elettrici.Da quando l'alleanza trasversale centrodestra-centrosinistra ha
bocciato il piano paesaggistico e due anni fa ha provocato le
dimissioni del governatore Renato Soru, gli 'sviluppatori'
investono ovunque. Cercano accordi direttamente con i Comuni a
caccia di soldi e posti di lavoro o con le altre amministrazioni
locali. Così ha fatto nei mesi scorsi Stefano Rizzi, 48 anni,
genovese residente a Montecarlo. È l'amministratore unico di una
società con capitale in Lussemburgo, la Is Arenas renewable
energies, che vorrebbe costruire una piattaforma eolica proprio
davanti alla spiaggia gioiello di Is Arenas, vicino a Oristano.
Rizzi è anche socio in provincia di Bergamo di un'azienda del
gruppo K. R. Energy di Milano, che nel 2008 a sua volta si è fusa
con la Kaitech spa. Secondo un'interrogazione alla Camera
presentata lo scorso ottobre dall'ex presidente della Regione Mauro
Pili (Pdl), nelle casse della Kaitech sarebbero passati soldi del
tesoro dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino.
L'inchiesta della Procura di Palermo è del 2005. In quell'anno
presidente del consiglio di amministrazione della Kaitech è Stefano
Camilleri, sindaco di Palermo nel 1984 e dimissionario dopo appena
22 giorni.
Già tre anni fa Italia nostra e altre associazioni ambientaliste
intuiscono cosa sta accadendo: "L'approssimazione e la mancanza
delle più elementari regole di pianificazione stanno
caratterizzando la proliferazione degli impianti di produzione
energetica da fonte eolica", è scritto nel dossier 2007
sull'Italia: "Assistiamo alla progressiva perdita di grandi valori
territoriali legati al paesaggio, nonché alla decadenza delle
regole democratiche nelle piccole comunità sotto la spinta di
interessi economici". Un allarme che oggi può essere trasferito in
Sardegna. Dove le imprese pronte a dare l'assalto al vento
raramente sono sarde. Come la Vento Macchiareddu tirata in ballo
nell'inchiesta sul faccendiere Flavio Carboni: sede a Napoli e
interessi nei progetti eolici del Consorzio per l'area di sviluppo
industriale nella zona Macchiareddu a Cagliari. Le quote societarie
fanno riferimento a Francesco Azzarito, Cristina La Marca, Angela
Leone, imprenditori napoletani che tra le loro attività vantano
anche il noleggio di barche e pedalò. E che dopo essersi occupati
delle discariche campane, danno la caccia al vento e ai
finanziamenti. Dalla Puglia alla Sicilia.
Non sono sardi nemmeno i proprietari della Geopower Sardegna srl.
L'impresa che sta cambiando i connotati alle montagne di granito
rosso tra Buddusò e Alà dei Sardi è stata costituita con 10 mila
euro e appartiene alla britannica Falck renewables limited,
dell'omonimo gruppo milanese. È uno dei progetti curati
direttamente dai committenti, senza interventi di mediatori e
'sviluppatori' sospetti. I lavori sono tuttora in corso. Nel 2007,
durante la presidenza Soru, la Regione ha fermato il cantiere.
Contava sul piano paesaggistico che prevedeva la costruzione di
torri eoliche soltanto nelle zone industriali o già compromesse.
Nove mesi dopo il Tar ha dato ragione alla Geopower, che aveva
ottenuto tutte le autorizzazioni richieste. Così sopra i sughereti
della Gallura vedremo presto 69 eliche alte novanta metri. Daranno
lavoro a 25 persone del posto e, secondo i sindaci dei due Comuni
favorevoli al progetto, forniranno elettricità a buon mercato. In
Sardegna maestrale e libeccio non mancano. Ma grazie agli aiuti
pubblici, l'eolico italiano è anche un affare. Che troppo spesso
soffia nella direzione sbagliata: invece di produrre energia pulita
e proteggere l'ambiente, alimenta l'economia sporca e il potere dei
clan.
(29 aprile 2010)