Per semplice conoscenza. Ricevo e pubblico la mail seguente.
4 luglio 2010
Previsioni del nostro indice MVI sorprendentemente corrette. Come indicavamo nellla nostra Newsletter numero 3, alla prima fase di correzione iniziata a maggio, ci aspettavamo ne seguisse una tra la fine di giugno e l'inizio di luglio, motivata principalmente dall'esaurirsi degli incentivi di sostegno all'economia statunitense. Riteniamo che la prossima settimana si possa assistere a qualche giornata di mercato positivo, che fisiologicamente segue prolungate fasi di ribassi consecutivi. Pensiamo tuttavia che da qui alla fine dell'estate assisteremo a minimi inferiori a quelli già raggiunti per l'anno e che una successivo rimbalzo, probabile dopo i mesi estivi, non rip orterà le borse ai livelli massimi per l'anno raggiunti in primavera.
Tutti i dati economici usciti nelle scorse settimane negli Stati Uniti indicano una nuova fase di rallentamento dell'economia americana. Lo sterile dibattito iniziato tra Stati Uniti e Germania in merito alla necessità di fornire ulteriori stimoli all'economia ruota intorno a proposte americane che come i dati dimostrano hanno avuto effetto solo temporaneo e la posizione europea che promette tagli irrealistici per i bilanci pubblici se non in presenza di un inasprimento della fase recessiva. La lotta all'evasione fiscale non puo'invece portare a risultati significativi se non in presenza di una collaborazione attiva da parte dei cittadini: la macchina pubblica non ha i mezzi per mettere in campo un sistema di accertamento se non presuntivo, un meccanismo che tende a rendere il citttadino colpevole prima ancora che possa provare a dimostrare la propria innocenza, inaccettabile in un sistema democratico. Entrambe le posizioni rifiutano l'inevitabile circostanza che le economie occidentali debbano passare attraverso una fase traumatica.
Le possibili alternative sono tra l'allungamento dell'età pensionabile, un taglio drastico dell'impiego pubblico, il consolidamento di parte del debito in scadenza, una patrimoniale sui depositi. Nonostante la impopolarità di alternative come quelle qui sopra descritte, che come il caso irlandese insegna, porterebbero in un primo momento ad un peggioramento della congiuntura e dei livelli di disoccupazione, continuare ad illudersi su un rientro ordinato della crisi porterebbe a situazioni di insolvenza del sistema pubblico e finanziario privato.
Misure drastiche sono però solo possibili se politica e sistema finanziario iniziano per primi a sopportare sulla propria pelle i costi del riaggiustamento. E' evidente che, come i recenti casi inglese ed australiano insegnano, qualsiasi governo vari misure impopolari viene immediatamente spedito a casa dagli elettori.
Ma senza una classe politica votata al sacrificio personale il rischio di traumi più gravi è altissimo.L'opposizione delle banche ad una tassazione sulle operazioni speculative, condivisa da larga parte dei paesi occidentali, continua a spostare l'onere del riaggiustamento sui cittadini. Troviamo oltremodo inopportune le dichiarazioni di Passera di questa scorsa settimana, che contrario ad una tassazione sulle banche, propone un appesantimento della tassazione sulle rendite finanziarie.
Oltre a tradire scarsa competenza (i mercati azionari sono ad un livello molto più basso di dieci anni fa, una tassazione sulle rendite porterebbe ad un gettito risibile) spinge ancora una volta nella direzione di punire i risparmiatori e lasciare indenne il sistema finanziario.
Basta ricordare che la Gran Bretagna si è dichiarata favorevole all'introduzione della tassazione sulle operazioni bancarie: l'attuale governo conservatore deve proprio ritenere tale misura, che in altri contesti potrebbe essere considerata di socialismo reale, necessaria.
Sul piano operativo, riteniamo per prima cosa da evitare l'investimento in titoli del debito pubblico ed in obbligazioni poco liquide, che come la Consob ha ricordato nelle scorse settimane sono detenute dai risparmiatori italiani per livelli probabilmente superiori a quialsiasi altri paese occidentale.
Aziende sane, con un livello di indebitamento sostenibile e protezioni dal dividendo sono a nostro parere un investimento meno rischioso dei titoli di stato (si veda a proposito il nostro articolo in home page su Finmeccanica).
Continuiamo inoltre a ritenere che i blianci di diversi primari istituti finanziari europei, per il fatto di non valorizzare il totale degli attivi a mercato, forniscano un'indicazione fallace di solidità del sistema. Riteniamo dunque sensato continuare ad investire su ETF che scommettono sul ribasso dei corsi del settore (indicazioni operative vengono offerte ai sottoscrittori dei SERVIZI "i nostri soldi e indice MVI")